Nuove sfide nel commercio internazionale: 1914 - 1929

De Baripedia


PIL dei principali paesi europei 1870-1914, in dollari 1990 - Fonte: Maddison, 2007.

Se guardiamo le dimensioni delle varie economie fino alla vigilia della prima guerra mondiale, vediamo uno spostamento nella classifica delle economie europee dal 1870 al 1914. Vediamo che il Regno Unito ha iniziato gli anni 1870 con un dominio schiacciante dopo il suo successo nella prima rivoluzione industriale, dandogli l'economia più forte del mondo. La seconda ondata di industrializzazione ha permesso alla Germania di aumentare le dimensioni della sua economia e di superare il Regno Unito in termini di dimensioni assolute.

Alcuni specialisti parlano di un declino britannico, anche se bisogna dire che si tratta di un declino relativo. L'economia britannica continua a crescere, ma rispetto al tasso di crescita dell'economia tedesca, c'è un calo relativo rispetto ai tedeschi.

Produzione di acciaio - Fonte: Mitchell, Statistiche storiche internazionali.

Uno degli aspetti preoccupanti della crescita economica della Germania per gli inglesi è che in alcuni settori considerati strategici come l'acciaio, il successo tedesco è particolarmente sorprendente.

Questo grafico mostra la produzione di acciaio in migliaia di tonnellate. Si può vedere che il Regno Unito rimane dominante come produttore di ferro e acciaio. Vediamo un decollo dalla Germania in seguito all'inizio della seconda ondata di industrializzazione che offre la possibilità di una produzione di massa di acciaio che è un prodotto molto importante nella seconda fase dell'industrializzazione.

All'inizio degli anni 1890, la Germania superò la Gran Bretagna nella sua capacità produttiva. L'acciaio è stato utilizzato nella costruzione di ferrovie, nella costruzione di edifici, ma anche nella fabbricazione di armamenti. C'è una vera ossessione da parte degli inglesi, che guardano con grande timore lo sviluppo dell'industria dell'acciaio in Germania. Alla vigilia della prima guerra mondiale, gli inglesi sono già molto preoccupati per questo cambiamento nella performance economica.

La Germania mostra la sua capacità di sviluppare la sua economia confrontandosi con tutti i principi che erano cari agli inglesi durante il XIX secolo. Le alte tariffe doganali tedesche si opponevano al libero commercio degli inglesi, e in termini di concorrenza all'interno dell'economia, i cartelli tedeschi si opponevano alla libera concorrenza britannica.

La Germania è vista come un'economia che si sta sviluppando molto velocemente, più velocemente dell'economia britannica e sulla base di principi che sono completamente diversi da quelli cari agli inglesi. La Germania sta diventando un concorrente ideologico, un concorrente economico e un concorrente politico.

Conseguenze della guerra per il commercio internazionale

Il termine Prima Guerra Mondiale indica la copertura geografica dei paesi coinvolti in questo conflitto. Questa copertura geografica è enorme e senza precedenti, coinvolgendo 35 paesi su 5 continenti. Riflette una battaglia di imperi che coinvolge colonie e domini. Quando guardiamo le dimensioni dei diversi eserciti, vediamo che l'esercito indiano della Gran Bretagna è più grande dell'esercito della Gran Bretagna stessa. È anche una guerra imperiale. In francese si parla di "grande guerra" e in inglese di "great war". Stiamo parlando di 60 milioni di combattenti, mobilitando importanti reti militari ed economiche, è una guerra che porta a enormi distruzioni.

Distruzione della Grande Guerra come % dello stock prebellico - Fonte: Broadberry e Harrison, 2005; Hautcoeur, 2009.

La mobilitazione per la guerra porta a grandi sforzi per aumentare il livello della produzione agricola e industriale in tutti i paesi in guerra. C'è una significativa mobilitazione economica per tutti i paesi coinvolti in questa guerra. Abbiamo bisogno di armamenti, ferro e acciaio, abbiamo bisogno di aumentare la capacità di trasporto, abbiamo bisogno di nuove rotaie, abbiamo bisogno di sostituire le rotaie esistenti, abbiamo bisogno di vagoni, abbiamo bisogno di un sacco di cose per far funzionare l'economia di guerra.

Anche se l'aumento della produzione è l'obiettivo di tutti i belligeranti, cioè la produzione industriale e la produzione agricola per nutrire la popolazione, l'esercito e la forza lavoro industriale, nonostante questi obiettivi condivisi da tutti, ci sono degli ostacoli all'aumento della produzione, come l'entità della carenza di manodopera. Ci sono strozzature nell'economia perché manca la manodopera necessaria per aumentare la produzione.

Ci sono carenze in termini di materie prime e quindi soprattutto per le economie che sono altamente dipendenti dal mondo esterno. Se analizziamo l'evoluzione del commercio internazionale fino alla vigilia della prima guerra mondiale, il commercio di materie prime rappresenta fino al 60% del commercio internazionale alla vigilia della prima guerra mondiale, implicando una dipendenza delle economie dal commercio estero per le loro materie prime. Con una guerra, questa dipendenza crea un rischio significativo per le economie dipendenti dall'esterno come la Gran Bretagna per il grano e la Germania che è sempre più dipendente dalle importazioni per nutrire la sua popolazione.

Inoltre, in paesi come la Francia, dove si sta combattendo, c'è una notevole distruzione materiale, con la distruzione delle infrastrutture che rende difficile mantenere l'economia. Si può dire che l'obiettivo dei paesi in guerra è quello di aumentare la produzione.

Produzione di acciaio in migliaia di tonnellate - Fonte: Mitchell, 2003

Se guardiamo alla produzione di acciaio, che è un ottimo esempio perché l'acciaio è importante non solo per la fabbricazione di armamenti, ma anche per la fabbricazione di reti ferroviarie e veicoli a motore.

Molto dipende dall'acciaio, il che dà una buona idea della capacità di questi paesi di sviluppare la loro produzione. Nel caso della Gran Bretagna, c'è molto successo nell'aumentare la produzione di acciaio, ma è una sfida difficile. Nel caso della Francia, non è possibile a causa della distruzione, della carenza di carbone, che rende difficile produrre abbastanza acciaio per fare armamenti e mantenere l'economia. Per la Germania, è una via di mezzo con meno successo degli inglesi e più dei francesi.

Production sidérurgique tonnes (000) — Source: Mitchell, International Historical Statistics.

On peut voir une diminution de la production allemande, une augmentation de la production britannique. Même en 1918, on voit que les Britanniques ne sont pas capables de produire au même niveau que les Allemands.

Production sidérurgique États-Unis, tonnes (000) — Source: Mitchell, International Historical Statistics.

Loin du champ de bataille, il est possible pour les États-Unis de faire augmenter leur production sidérurgique de manière importante et de l’utiliser et de l’exporter.

En termes de balance des marchandises, on voit l’excédant des États-Unis. Jusqu’en 1913, c’est un pays qui exporte beaucoup. Si on ajoute les conséquences de la Première Guerre mondiale, l’impact sur l’économie étasunienne est inédit.

Cette complexité explique pourquoi lorsqu’on s’interroge sur les conséquences économiques de la Première guerre mondiale pour les belligérants, la réponse dépend de quel pays on parle.

Produit intérieur brut réel, 1914-1918.

Dans le cadre de la France, c’est une mauvaise chose. Le pays brut réel tombe. Par rapport à 1913, en 1918, il y a une diminution de la taille de l’économie française signifiant que la guerre pèse sur l’économie française. En contraste, il y a les États-Unis et le Royaume-Uni où la guerre fait travailler, de plus il n’y a pas de destructions liées à la guerre. En 1918, la guerre est perçue comme quelque chose de plutôt bon pour ces économies. Toutefois, cette situation ne va pas être si bonne que cela dans l’après-guerre.

Lorsqu’on parle des guerres napoléoniennes et du blocus, on parle de technologies qui sont toutes autres. Pendant la Première Guerre mondiale, le blocus est presque total pour certains pays. L’objectif est de bloquer le commerce international, l’approvisionnement des économies, mais aussi la possibilité de vendre des produits sur les marchés internationaux. Il y a des instruments technologiques pour le faire, mais on voit aussi qu’il y a aussi d’autres mesures qui empêchent les opérations normales de la marine marchande faisant que le commerce international devient beaucoup plus difficile. Il y a des obstacles importants au fonctionnement normal du commerce international.

L’arrivée des navires marchands en Grande-Bretagne en millions de tonnes nettes.

On peut voir les conséquences de ces obstacles. On constate une diminution de l’arrivée des navires marchands reflétant le blocus et d’autres utilisations des navires. Il n’y a pas de doutes lorsqu’on parle d’un environnement difficile pour le commerce international.

Toutefois, il est possible de constater des différences entre pays. Lorsqu’on regarde les exportations des pays belligérants à l’exception des États-Unis, si on prend la Grande-Bretagne et mesure l’importance des exportations en pourcentages du PIB, on voit une diminution de l’importance des exportations de 20% à 12%. Pour la France on constate la même chose avec une chute des exportations de 14% à 9% du PIB. Concernant l’Allemagne, on estime qu’il y a aussi une diminution.

Cependant, en ce qui concerne les importations des pays alliés, elles restent très élevées malgré le blocus. Les alliés ont davantage de succès que les Allemands en gardant ouvertes les voies de commerce international afin d’approvisionner leur économie. Il y a un succès relatif de leur part en termes de leur accès aux importations. Pour l’Allemagne, la situation est beaucoup plus différente, car pratiquement rien ne passe en Allemagne avec un commerce international presque complètement bloqué.

Importations allemandes des denrées alimentaires en tonnes.

Si on regarde les importations allemandes des denrées alimentaires, l’Allemagne est de plus en plus dépendante de l’extérieur afin de nourrir sa population jusqu’à la Première Guerre mondiale. Comme la Grande-Bretagne on voit une tendance vers une dépendance extérieure de plus en plus importante de la part de l’Allemagne des importations et surtout du blé.

Apparaissent les conséquences du blocus pour les importations. Il y a une chute très importante des importations en 1916 et jusqu’en 1918.

Le défi de nourrir sa population pousse l’Allemagne à lancer la bataille des sous-marins. C’est dans cette situation que les Allemands se montrent prêts à provoquer une nouvelle bataille en 1917 malgré le fait qu’il y ait une crainte que cette action provoque l’entrée en guerre des États-Unis et c’est effectivement ce qui va se passer. Les élites allemandes se trouvent dans une position de plus en plus désespérée parce que le blocus fait qu’il est très difficile de nourrir la population.

Il y a une situation très difficile, mais un blocus plus efficace pour certains que pour d’autres.

Provenance d’importations françaises.

Les Français arrivent à importer plus en 1917 qu’en 1913 montrant le succès des alliés en gardant ouvertes les voies commerciales. Si on regarde les sources et les provenances de ces importations, on voit le rôle de plus en plus important non seulement de la Grande-Bretagne, mais aussi des États-Unis. À la fin de la guerre, 1/3 des importations françaises proviennent des États-Unis.

Ce cas montre qu’il y a une différence entre les alliés et l’Allemagne par rapport à leur accès au commerce international pendant la guerre. Il y a des tendances variées.

Les États-Unis représentent un cas particulier, d’abord un pays neutre puis un pays belligérant. Les États-Unis jouent les deux rôles pendant la guerre. La guerre est plutôt favorable en termes de conséquences pour sa balance des marchandises reflétant le fait que les États-Unis sont très riches en ressources naturelles, de plus, c’est un pays industrialisé très important.

Pour certains pays neutres comme le Canada, il y a une forte augmentation des exportations, pour le Japon il y a aussi une forte augmentation des exportations. Pour le Brésil par exemple qui produit du café qui n’est pas forcément nécessaire pour faire la guerre, le Brésil ne profite pas de l’éclatement de la guerre en Europe pour faire augmenter ses exportations. La situation est autre pour le Chili qui exporte des grains, de la viande et du cuivre. En fonction de la structure des exportations des différents pays, on peut prédire ce que l’on va trouver si on regarde l’impact de la guerre sur leur commerce international.

La croissance de la demande que la guerre stimule et conduit à différents changements. Pendant la guerre, on constate un fort développement technologique dans le domaine aéronautique et on trouve la possibilité d’appliquer la technologie à de nouvelles utilisations. Après la guerre, une nouvelle dynamique s’installe dans le domaine aéronautique créant à la fin des années 1920 de plus en plus de transports commerciaux basés sur l’avion.

D’autres conséquences sont différentes pour les anciennes industries comme la sidérurgie. La guerre provoque une augmentation du niveau de production, mais une fois que la guerre se termine, la demande change. Dans l’industrie apparaît un problème de surcapacité qui est un défi à combler dans les pays développés comme en Grande-Bretagne ou encore aux États-Unis. Il y a d’autres cas avec l’industrie des armements où il y a un problème de surcapacité.

Il faut équilibrer une telle analyse avec une analyse des destructions matérielles. En France, on ne voit pas la même puisqu’il n’y a pas le problème de surcapacité sidérurgique parce que tout simplement certaines usines sont détruites pendant la guerre. Il ne faut pas comprendre seulement la dynamique de chaque industrie, mais aussi voir quel équilibre le pays doit retrouver.

Pour résumer les conséquences économiques de la guerre pour la Première Guerre mondiale, lorsqu’on regarde la situation des parts de la production manufacturière au niveau mondial. Entre 1913 et 1929, on voit un changement assez important en termes du rôle de l’Europe en termes de production manufacturière mondiale. On voit une diminution de l’importance de l’Europe et une augmentation de l’importance d’autres pays. La guerre renforce la dominance industrielle des États-Unis déjà existante avant la Première Guerre mondiale. L’Europe cède sa place. Il y a un changement très important pour l’économie japonaise en plein développement à l’époque.

Il faut souligner l’importance des États-Unis en tant que nouvel hégémon mondial et on va voir que son attitude par rapport à la Grande-Bretagne va avoir une influence importante sur sa politique commerciale pendant les années 1920.

En ce qui concerne l’agriculture mondiale, on voit que les agriculteurs hors d’Europe profitent également de la guerre afin d’augmenter leur capacité. On parle des États-Unis qui sont à la fois un grand producteur agricole, mais aussi un grand producteur industriel. On peut ajouter aussi l’Argentine, de l’Australie et du Canada qui profitent beaucoup de la guerre en tant que pays agricole. Tout de suite après la guerre il y a une crise de restructuration, parce qu’avec une augmentation des capacités agricoles pendant la guerre, il y a le risque de voir surproduction. Après la guerre il y a une crise de restriction caractérisée par une très forte chute des pays qui se retrouve aussi dans d’autres secteurs de matières primaires. Aux États-Unis, le prix du blé par tonne est de 36 $ avant la guerre, passant à 95,5 $ après la guerre et ensuite, le prix perd de sa moitié passant à 53,7 $ pendant la crise de restructuration.

Cette crise ne bouge pas sur une résolution définitive du problème de la surproduction agricole dans l’économie mondiale et pendant toutes les années 1920, la surproduction agricole pèse lourd sur le prix du blé, d’autres matières agricoles et primaires. Cela devient un point sensible de l’économie mondiale. Lorsqu’il y a une reprise de la production agricole en Europe, cela ajoute au problème parce qu’on est en surproduction en 1920 suite à l’augmentation de capacité dans des pays neutres. Cela accroît le problème aux États-Unis avec la reprise de production en Europe une fois que les destructions liées à la guerre sont résolues. Cela devient un problème très important. Il faut se rappeler que lorsqu’on l’on parle des produits agricoles et primaires, on parle de 60% du commerce international. C’est un problème qui pèse de façon importante sur les politiques commerciales et sur toutes les politiques commerciales autour de ces débats.

Un après-guerre hétérogène pour la politique commerciale

Il y a des débats acharnés autour des politiques commerciales pendant les années 1920. Tout de suite après la guerre, il y a un grand intérêt dans l’établissement d’un régime libre-échangiste et en particulier par des organisations internationales comme la Société de Nations. Il y a une volonté de mettre en place un régime libre-échangiste. Les tarifs douaniers entre les différents pays étant une source de conflit, on crée un régime libre-échangiste. Pourtant, on voit une tendance de plus en plus marquée pour les tarifs douaniers dans les années 1920.

Tarifs Douaniers, % valeur de produit, 1913 – 1925.

Si on regarde la situation pour l’Europe, la situation est assez fluctuante et variée. Jusqu’au milieu des années 1920, on voit qu’il y a une diversité considérable dans l’après-guerre, mais dès 1925 il y a une tendance haussière qui devient de plus en plus claire. C’est-à-dire qu’on voit une tendance avant même la grande dépression. C’est surtout à cause de la perception d’une crise dans le secteur primaire et surtout le milieu agricole qu’on voit une pression sur les hommes politiques afin d’augmenter les tarifs douaniers.

Il faut comprendre le cas des États-Unis qui est l’hégémon du monde après la Première Guerre mondiale. C’est un pays intéressant parce que c’est un pays protectionniste depuis très longtemps. On a beaucoup parlé de la tendance étasunienne. Suite à la guerre de Sécession, on voit qu’il y a une volonté d’avoir des tarifs douaniers aux États-Unis élevés pour protéger le marché intérieur des concurrents étrangers.

Lorsqu’on regarde les tendances en termes de politique commerciale internationale des États-Unis et qu’on se demande pourquoi les États-Unis sont tellement protectionnistes aussi longtemps, la réponse est intéressante. Les partisans des tarifs douaniers élevés viennent pour la plupart du nord où on trouve l’industrie manufacturière naissante au XIXème siècle. Ils sont convaincus par l’idéologie par Alexander Hamilton qui propose quelque chose qui ressemble beaucoup à l’idée de protectionnisme éducateur de Friedrich List. C’est l’idée qu’il faut protéger le marché intérieur des concurrents étrangers et surtout des concurrents britanniques qui sont trop forts. Il faut créer de la place pour favoriser le développement des entreprises nationales.

Cette idée est très convaincante pour les industriels aux États-Unis qui se trouvent surtout au Nord. Au Sud, l’opinion est beaucoup plus libre-échangiste parce que c’est une région qui dépend beaucoup plus des exportations notamment du coton et du tabac. La guerre de Sécession est très importante faisant que les intérêts du Nord l’emportent sur les intérêts du Sud, mais aussi par rapport à la politique commerciale internationale. Si on cherche le parti politique qui représente les intérêts du Nord, c’est surtout le parti républicain qui est la voix des intérêts protectionniste et par contraste, le parti démocrate représente les intérêts du Sud.

Lorsqu’on pose la question de savoir pourquoi les États-Unis sont un pays tellement protectionniste, le pays est pour la plupart un pays républicain à partir des années 1980. Si on regarde qui contrôle le système gouvernemental aux États-Unis, la réponse est pour la plupart les républicains. On voit que chaque fois que les républicains arrivent au pouvoir, ils font augmenter les tarifs douaniers et chaque fois que les démocrates arrivent au pouvoir, ils font diminuer les tarifs, mais comme ils ne sont pas là très longtemps, ils n’ont pas la possibilité de faire beaucoup en termes d’engagement au libre-échangisme.

Durant les années 1920, les républicains continuent à dominer et des intérêts poussent à avoir un protectionnisme plus important venant pour la première fois du secteur agricole. On voit qu’il y a une crise pour certains agriculteurs aux États-Unis liés à la crise mondiale dans certains marchés agricoles. Il y a deux aspects de cette crise:

  • le problème de la chute des prix ;
  • il y a un niveau d’endettement de la part de certains agriculteurs aux États-Unis beaucoup plus important après la guerre qu’avant la guerre. Les agriculteurs aux États-Unis s’endettent pour pouvoir être capables d’augmenter leur niveau de production pendant la guerre. Pour répondre à cette incitation, ils s’endettent pour acheter des terres et des machines. Suite à la guerre, ils sont dans une situation difficile parce qu’ils font face à une chute des prix et une chute de leurs revenus tandis que leur niveau de dette ne bouge pas.

Il y a des problèmes qui continuent pour certains agriculteurs. On voit que les saisies bancaires de terres agricoles sont de 3% entre 1913 et 1920, 11% entre 1921 et 1925 et 18% entre 1926 et 1929 soit avant le déclenchement de la grande dépression. Cela montre la faiblesse de ce secteur pendant les années 1920. Ce sont donc les intérêts agricoles qui poussent à avoir un protectionnisme plus important afin d’essayer de garder les prix à un niveau suffisant pour pouvoir vivre et payer leurs dettes.

Il y a une forte augmentation des tarifs douaniers aux États-Unis tout de suite après la crise de 1920 – 1921 avec le Fordney Mac Cumber tariff Act de 1922, mais que les pressions continuent à être exercées dans la deuxième moitié des années 1920. En fait, ce sont ces pressions qui provoquent le passage du Smoot-Hawley Tariff Act en 1930. Souvent, on parle de cet acte comme étant lié à la Grande dépression et cela est vrai que cet acte joue un rôle en faisant déclencher des réactions de la part des partenaires commerciaux des États-Unis. L’origine de cet acte se trouve bien avant la Grande dépression dans les problèmes auxquels les agriculteurs américains font face pendant les années 1920.

Cela révèle quelque chose de très important par rapport au nouvel hégémon que sont les États-Unis. Pour Kindleberger, « At a minimum, the tariff sent the signal that the rising economic and military power of the United States was unwilling to be the unilateral guarantor of open markets that the United Kingdom had been before the war… The Pax Britannica was at an end, and the Americans were not yet ready to underwrite a Pax Americana »; le Smoot-Hawley Tariff Act envoie un message très important par rapport aux caractéristiques des États-Unis par contraste à la Grande-Bretagne. La Grande-Bretagne est un hégémon libre-échangiste jusqu’en 1914. Le pays et l’empire restent libre-échangistes jusqu’à l’éclatement de la Grande dépression.

Par contraste, les États-Unis ne sont pas du tout un hégémon libre-échangiste pendant les années 1920, mais c’est un hégémon qui continue à être un pays très protectionniste. Pour Kindleberger, cela change tout en termes de possibilités pour faire avancer un libre-échangisme au niveau international. La Pax Americana et complètement différent à la Pax Britannica.

Lorsqu’on regarde les discours des hommes politiques aux États-Unis, on voit l’importance du protectionnisme. Pour le sénateur William Borah, « The real fight here is between the agricultural interests and the industrial interests. We feel that we are fighting for equality; that the equality is constantly removed by the fact that duties are substantially increased upon the things we have to buy, even though they may be increased to some extent on the things we have to sell ». Cela devient aux États-Unis pendant les années 1920 une concurrence entre les intérêts industriels et les intérêts agricoles afin d’avoir un niveau de protectionnisme de plus en plus élevé. Les agriculteurs cherchent d’abord une autre solution demandant un salaire minimum pour vivre comme existant en Europe, mais cela est refusé. Donc, la seule autre possibilité pour eux est de revendiquer des tarifs douaniers plus élevés dans le secteur agricole.

Il y a un aspect idéologique de cette position. Pour Irwin, « with the Republican establishment opposed to farm subsidies and unwilling to reduce protective tariffs on manufactured goods, the only solution seemed to be higher tariffs on agricultural goods, as imperfect a solution as that might be. This lay the groundwork for what would become the Smoot-Hawley tariff ». Il y a l’idée d’un pays qui devient indépendant d’un empire, ce n’est pas aux Britanniques de leur dire quoi faire, ils ont le droit d’être protectionnistes montrant la vitalité de la nation.

US Trade Legislation & Partisan Control, 1877 – 1934.

On voit l’importance des républicains qui dominent la situation politique aux États-Unis jusqu’à l’arrivée de Roosevelt.

Pour conclure, si on regarde la période entre 1870 et 1913, pour l’Europe et pour le Japon il y a une importance de l’augmentation du commerce international par rapport au PIB montrant une ouverture de plus en plus importante de la part des grands pays du monde. Si on regarde de 1913 à 1929, on voit une diminution de l’importance du commerce international en pourcentage du PIB pour presque tout le monde sauf le Japon. Ce n’est pas une période glorieuse pour le commerce international devenant même pire pendant les années 1930.

Grandes tendances du commerce international : 1914 – 1929

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Riferimenti