« Dalla teoria ai dati » : différence entre les versions

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*più le manifestazioni di repressione della polizia, più radicali tendono a diventare. Basta osservare le dimostrazioni: in questo caso, c'è un problema di endogeneità, che è il problema della causalità inversa, perché l'assunto è che più la repressione della polizia, più radicale ci sarà, ma il rapporto potrebbe essere il contrario e non è chiaro cosa spiega cosa.
*più le manifestazioni di repressione della polizia, più radicali tendono a diventare. Basta osservare le dimostrazioni: in questo caso, c'è un problema di endogeneità, che è il problema della causalità inversa, perché l'assunto è che più la repressione della polizia, più radicale ci sarà, ma il rapporto potrebbe essere il contrario e non è chiaro cosa spiega cosa.


= Opérationnalisation =
= Operazionalizzazione =


== Définition de l’opérationnalisation ==
== Definizione di operazionalizzazione  ==
Nous allons nous intéresser du moment où l’on passe au terrain ; l’opérationnalisation est le moment où on définit le dessin de recherche : on part d’un cadre théorique donné et ensuite on va sur le terrain, nous allons traiter de ce passage.
Ci concentreremo sul momento in cui ci sposteremo sul campo; l'operazionalizzazione è il momento in cui definiamo il progetto di ricerca: partiamo da un dato quadro teorico e poi andiamo sul campo, ci occuperemo di questo passaggio.
 
Afin de pouvoir contrôler et vérifier, en reprenant l’idée de la théorie critique c’est-à-dire pouvoir falsifier une hypothèse, on doit pouvoir mettre en place certains passages qui répondent au nom d’opérationnalisation. C’est un moment clef du processus de recherche.
Per poter controllare e verificare, riprendendo l'idea di teoria critica, cioè per poter falsificare un'ipotesi, deve essere possibile impostare alcuni passaggi che corrispondono al nome di operazionalizzazione. Questo è un momento chiave nel processo di ricerca.
 
Rappelons que selon Corbetta que le concept se réfère au contenu sémantique donc à la signification des signes linguistiques et des images mentales ; le concept est une abstraction de la réalité, c’est au fond quelque chose de général. Autrement dit, le seul moyen pour connaître et penser une réalité c’est la conceptualisation qui est le fondement, une phase fondamentale de chaque discipline scientifique.
Ricordiamo che secondo Corbetta il concetto si riferisce al contenuto semantico e quindi al significato dei segni linguistici e delle immagini mentali; il concetto è un'astrazione della realtà, è fondamentalmente qualcosa di generale. In altre parole, l'unico modo per conoscere e pensare una realtà è la concettualizzazione, che è il fondamento, una fase fondamentale di ogni disciplina scientifica.
 
D’autre part un concept peut se référer à des constructions mentales abstraites et non-observables directement comme par exemple le concept de pouvoir ou encore la classe social, un concept peut aussi se référer à des entités plus concrètes et observables comme une chaise ou un ouvrier ; toutefois un concept se réfère toujours à la classe d’objets.
D'altra parte, un concetto può riferirsi a costrutti mentali astratti e non osservabili come il concetto di potere o la classe sociale, un concetto può riferirsi anche a entità più concrete e osservabili come una sedia o un lavoratore; tuttavia, un concetto si riferisce sempre alla classe degli oggetti.
 
C’est à travers la réalisation des concepts que l’on peut établir une empirie.
E' attraverso la realizzazione di concetti che possiamo stabilire un empireo.


== Phases de l’opérationnalisation ==
== Phases de l’opérationnalisation ==

Version du 16 février 2019 à 02:31


Quando si fa ricerca e in particolare ricerca quantitativa, cioè ricerca che fa parte del paradigma post-positivo, l'operazionalizzazione è il momento chiave del processo. Senza una buona operazionalizzazione, non si può fare una ricerca rilevante, perché si tratta di una struttura formalizzata.

Ricerca Scientifica

Come si fa una ricerca?

Secondo Corbetta, la definizione di ricerca scientifica è un processo creativo di scoperta che si sviluppa secondo un percorso predefinito e procedure prestabilite e consolidate all'interno della comunità scientifica.

Prima di tutto, c'è l'idea di un processo creativo, perché la ricerca riguarda anche la creazione, stiamo cercando di scoprire qualcosa. L'importante è seguire procedure specifiche prestabilite e consolidate all'interno della comunità scientifica.

Ricerca empirica

Secondo Raymond Boudon, "le indagini quantitative sono quelle che permettono di raccogliere informazioni su un insieme di elementi comparabili da un elemento all'altro". E' questa compatibilità delle informazioni che permette poi di contare e più in generale di analizzare quantitativamente i dati."[2].

La ricerca empirica deve essere sviluppata in un quadro condiviso collettivamente. E' un processo in cui la ricerca è collettiva, perché si basa su un processo prodotto da altri, il processo deve essere pubblico con l'idea di trasparenza che è importante nella ricerca. Tutto deve essere trasparente, controllabile dagli altri. Tutte le procedure attuate devono poter essere controllate da altri al fine di replicare quanto è stato fatto, tutto deve essere replicabile. La ricerca è un processo collettivo e pubblico che deve essere soggetto a criteri di trasparenza e controllo.

Un altro criterio è quello della cumulabilità, disse Newton: "se ho visto più lontano degli altri, è perché sono stato portato dalle spalle dei giganti". Il ricercatore può fare una scoperta perché può contare sulla ricerca di altri ricercatori.

Il quadro di riferimento collettivo dei ricercatori è strutturato intorno a due momenti:

  • nella struttura logica del processo di ricerca.
  • nella scelta degli strumenti tecnici utilizzati.

È in questi due momenti che il quadro di riferimento della ricerca collettiva viene visto, espresso e trovato.

Le cinque fasi del processo e la questione della ricerca

Corbetta fa la differenza tra le fasi di ricerca e i processi che permettono di comprendere meglio le diverse fasi di questi processi.

Phases et processus de recherche.png

1) Questione di ricerca

2) Teoria: formulare una teoria o basarsi su una teoria.

deduzione (dal generale al particolare): si deducono le ipotesi di una teoria, dal generale al più specifico.

3) Ipotesi: le ipotesi nascono da una teoria esistente, cercheremo di verificarle, falsificarle attraverso la ricerca.

fase di operazionalizzazione: fase di costruzione del progetto di ricerca.

4) Raccolta dati: questa è la raccolta per testare empiricamente le ipotesi. Ciò riguarda il piano di lavoro, ci sono una serie di decisioni da prendere, come il tipo di dati, il numero di casi da analizzare, l'ubicazione dei casi, le modalità di selezione e il metodo di raccolta.

Organizzazione dei dati: distinzione tra informazioni e dati, i dati sono stati organizzati; sarà creata una matrice di dati utilizzando l'approccio quantitativo. Il dato è la materia prima che deve essere organizzata per smantellare o testare un'ipotesi, è l'informazione organizzata in modo tale da poter essere analizzata.

5) Analisi dei dati

interpretazione

6) Risultati

induzione: si sale alla generalità e si ritorna alla teoria; collegati da un metodo di feedback alla teoria passando dal particolare al generale attraverso i risultati. C'è l'idea che i risultati saranno utilizzati per creare teorie e analizzare ipotesi.

Nella realtà della ricerca, i passi sono spesso distribuiti in modo diverso; spesso le ipotesi sono sviluppate dopo che i dati sono stati raccolti. A volte la teoria si sviluppa dopo aver analizzato i dati, a volte durante la fase empirica, a volte il tema è nuovo e sconosciuto, ecco perché facciamo una ricerca puramente descrittiva, a volte le raccolte dati non partono da una teoria specifica, perché vogliamo includere un campo più ampio che permetta di analizzare diverse ipotesi.

Processo di operazionalizzazione dei concetti

Ci sono due fasi per tradurre i concetti teorici in qualcosa di empirico.

  • operazionalizzazione dei concetti: trasformare i concetti in variabili, essendo le variabili qualcosa che può essere manipolato quando i concetti non possono essere elaborati perché sono astratti.
  • selezione degli strumenti di ricerca: strumenti e procedure di raccolta dati.

Teoria e ipotesi

E' il processo di "deduzione" che fa il legame tra teoria e ipotesi, quindi deriva dalla teoria. Tuttavia, è difficile distinguere tra teoria e ipotesi.

Teoria

Secondo Corbetta, una teoria è un insieme di proposte organicamente collegate tra loro e ad alto grado di astrazione e generalizzazione rispetto alla realtà empirica, frutto di regolarità empiriche e dalle quali è possibile fare previsioni empiriche.

  • insieme di proposte: non si tratta di un'unica proposta, ma di più proposte, che sono articolate e collegate tra loro.
  • astrazione delle proposte e generalizzazione: la teoria è a livello astratto. Una teoria è qualcosa che vuole essere generale.
  • la teoria si basa su regolarità empiriche: l'idea che la teoria deriva da ricerche precedenti e regolarità empiriche che sono state sistematicamente osservate e trovate in contesti diversi.
  • permette previsioni empiriche: permette di fare previsioni in base alle condizioni e al contesto.

Ipotesi

Secondo Corbetta, un'ipotesi è una proposizione che implica una relazione tra due o più concetti che sono ad un livello di astrazione e generalità inferiore alla teoria e che permette di tradurre la teoria in termini empiricamente controllabili.

  • livello di astrazione e generalità inferiore alla teoria: le ipotesi sono specifiche.
  • natura provvisoria dell'ipotesi: le ipotesi sono soggette a controllo per verifica e falsificazione, un'ipotesi non è mai definitiva.

Differenza tra teoria e ipotesi

La differenza essenziale tra teoria e ipotesi è che la teoria e un insieme più generale e astratto di proposte, mentre le ipotesi non sono sufficientemente specifiche per essere variabili, sono concetti teorici, ma un po' meno astratti.

La difficoltà sta nel fatto che siamo nella gradazione, l'uno è un po' meno astratto dell'altro. L'ipotesi permette di entrare in campo in modo diretto.

Una teoria deve potersi articolare in una o più ipotesi controllabili empiricamente e trasformabili in una serie di ipotesi. Questo è il criterio della scientificità, la teoria combina proposte teoriche.

Criteri per la scientificità delle ipotesi

Ci sono tre elementi importanti:

  • l'ipotesi non dovrebbe essere troppo generale.
  • un'ipotesi deve essere positiva nel senso che non deve includere una dimensione normativa, non ci deve essere giudizio.
  • un'ipotesi deve essere formulata in modo tale da essere falsificabile.

La controllabilità di un'ipotesi è fondamentale, deve essere possibile confrontarla con i dati di campo. L'ipotesi deve poter essere verificata.

Secondo Popper e Kuhn, deve essere possibile falsificare un'ipotesi. Questo dà all'ipotesi un carattere scientifico, perché una buona ipotesi deve essere confutabile. Per esempio, secondo Popper, la proposizione "dio esiste" non è un'ipotesi, perché non è confutabile; d'altra parte, l'ipotesi "tutti i cigni sono bianchi" è falsificabile, perché possono essere di un colore diverso. Quindi, la caratteristica principale che dà la rilevanza di un'ipotesi è il fatto che è falsificabile.

  • ipotesi falsificabili: gli oggetti pesanti tendono a cadere se nulla li trattiene; piove ogni giovedì.
  • ipotesi non falsificabili: o piove o non piove o non piove; tutti i punti del cerchio sono equidistanti dal centro.

In sintesi, l'ipotesi di soddisfare il criterio di scientificità deve essere falsificabile.

Exemples d’hypothèses en science politique

Teoria della teoria del cambiamento di valore

Il cambiamento di valori avviene attraverso la sostituzione di generazioni successive di persone. Si ipotizza che nell'Europa del dopoguerra ci sia stata una trasformazione dei sistemi di valori da valori materialistici - sicurezza del valore materiale, sicurezza fisica - a valori post-materialistici - valori legati allo sviluppo personale e all'emancipazione individuale -.

La teoria è che questo cambiamento è dovuto al fatto che le generazioni dopo la seconda guerra mondiale sono state socializzate in una situazione che si riferisce a due fattori:

  • crescita economica
  • l'espansione dello stato sociale

Secondo questa teoria, le persone socializzate durante il periodo di espansione hanno sviluppato bisogni post-materialistici, perché non avevano bisogno di sicurezza; da qui la tendenza a valorizzare le scarse risorse.

C'è un altro elemento che si concentra sull'idea di scarsità di alcune risorse, perché le persone tendono a favorire risorse che sono scarse (la ricchezza economica era quotidiana), perché erano socializzate durante il periodo di espansione della ricchezza. D'altra parte, questa differenza è maggiore nei paesi che hanno avuto una maggiore espansione economica.

In questo caso, non possiamo ancora testare o falsificare la teoria, dobbiamo passare dalla teoria alle ipotesi spostandoci verso qualcosa di un po' più specifico che corrobora le affermazioni:

  • i giovani sono più post-materialisti degli anziani nei paesi occidentali: siamo interessati ai giovani rispetto agli anziani, l'ipotesi si verifica se i giovani sono più post-materialisti degli anziani.
  • la differenza tra i giovani non è così giovane ed è maggiore nei paesi in cui il cambiamento della qualità della vita è stato più forte, cioè nei paesi in cui l'espansione economica in quel momento era la più importante, come la Germania.
  • le persone post-materialiste sono più numerose nei paesi più ricchi; si possono facilmente trovare indicatori per verificare questa ipotesi.

C'è stata una serie di proposte articolate in modo organico, ma è inutile mettere alla prova la teoria; per questo è necessario formulare ipotesi che sono anche a livello astratto e teorico.

Teoria del voto psicosociologico

Article détaillé : Les modèles explicatifs du vote.

Si tratta di una teoria del comportamento politico nota anche come "modello del Michigan" proposto negli anni Cinquanta. Questa teoria postula che le persone votano perché hanno un senso di lealtà verso certi partiti; è attraverso l'identificazione partigiana che le persone voteranno per un partito perché si identificano con esso.

Questa sensazione di identificazione con un partito deriva dal processo di socializzazione. Tuttavia, non abbiamo abbastanza sostanza, siamo al livello di una serie di proposte collegate tra loro in modo organico.

In primo luogo, è necessario specificare le ipotesi che sono, ad esempio:

  • le persone che si identificano con il partito socialista tendono a votare per il partito socialista; il grado di astrazione è diminuito di una tacca.
  • le persone provenienti dalla classe operaia tendono a votare per il Partito Socialista: questa è un'ipotesi verificabile, in quanto è facile entrare in campo per raccogliere dati.

Teoria delle opportunità politiche

Questa teoria dice che le persone si mobilitano perché insoddisfatte o perché ci sono alcune opportunità politiche da portare in piazza.

La teoria dice che le forme e i livelli di mobilitazione dipendono dalle strutture delle opportunità politiche. Queste opportunità politiche si trovano nella struttura dello Stato e nel grado di apertura e chiusura dello Stato:

  • le manifestazioni sono più piccole e allo stesso tempo più radicali e violente in paesi caratterizzati da strutture ad opportunità chiuse. Questa ipotesi può essere verificata perché è possibile identificare stati più aperti o chiusi.
  • più le manifestazioni di repressione della polizia, più radicali tendono a diventare. Basta osservare le dimostrazioni: in questo caso, c'è un problema di endogeneità, che è il problema della causalità inversa, perché l'assunto è che più la repressione della polizia, più radicale ci sarà, ma il rapporto potrebbe essere il contrario e non è chiaro cosa spiega cosa.

Operazionalizzazione

Definizione di operazionalizzazione

Ci concentreremo sul momento in cui ci sposteremo sul campo; l'operazionalizzazione è il momento in cui definiamo il progetto di ricerca: partiamo da un dato quadro teorico e poi andiamo sul campo, ci occuperemo di questo passaggio.

Per poter controllare e verificare, riprendendo l'idea di teoria critica, cioè per poter falsificare un'ipotesi, deve essere possibile impostare alcuni passaggi che corrispondono al nome di operazionalizzazione. Questo è un momento chiave nel processo di ricerca.

Ricordiamo che secondo Corbetta il concetto si riferisce al contenuto semantico e quindi al significato dei segni linguistici e delle immagini mentali; il concetto è un'astrazione della realtà, è fondamentalmente qualcosa di generale. In altre parole, l'unico modo per conoscere e pensare una realtà è la concettualizzazione, che è il fondamento, una fase fondamentale di ogni disciplina scientifica.

D'altra parte, un concetto può riferirsi a costrutti mentali astratti e non osservabili come il concetto di potere o la classe sociale, un concetto può riferirsi anche a entità più concrete e osservabili come una sedia o un lavoratore; tuttavia, un concetto si riferisce sempre alla classe degli oggetti.

E' attraverso la realizzazione di concetti che possiamo stabilire un empireo.

Phases de l’opérationnalisation

Elle peut être divisée en plusieurs phases, ce sont les moments clefs du processus de recherche :

1) Rendre les concepts en des propriétés d'objets (unité d'analyse) : les concepts doivent être attribués et appliqués à des objets ; ce sont des unités d’analyses qui renvoient au choix d’analyse sur lequel on va travailler. En d’autres termes c’est passer d'un niveau conceptuel à un niveau empirique mesurable, transformer les concepts, il faut les appliquer à des objets concrets donc à des unités d'analyse.

Exemple :

  • le concept de « pouvoir » : doit pouvoir être transformé en objet, par exemple, le rôle de pouvoir dans une entreprise : on commence par définir l’unité d’analyse.
  • développement économique : doit être applique à quelque chose de concret qui pourrait être le concept appliqué aux nations.
  • participation électorale : on peut s’intéresser à des unités territoriales qui sont des propriétés collectives ou une propriété individuelle comme la fréquence de participation à des manifestations.

Nota bene : ces propriétés d’objets auront des états différents en fonction des objets en question, par exemple le développement économique de la France diffère de celui de la Suisse. Les propriétés d’objet varient par rapport au critère choisi.


2) Donner une définition opératoire des concepts : il faut établir et décider des règles afin de traduire ces concepts dans des opérations empiriques, en d’autres termes c’est établir des règles pour traduire les concepts en opérations empiriques.

Exemple :

  • concept de pouvoir : on définit le pouvoir d'abord en tant que rôle qu'on peut avoir dans une organisation. Ensuite on doit préciser le nombre de personnes sur lesquelles l’individu exerce le pouvoir (il peut diriger 1000 ou 100).
  • participation électorale : si on postule que la participation électorale se mesure au niveau d’une commune ou d’un canton, alors faudrait s’intéresser au pourcentage de votant par rapport au nombre d’électeurs.


3) Appliquer la définition opératoire à des cas concrets : c’est la phase d’opérationnalisation au sens strict du terme, on est en train d’aller sur le terrain ce qui permet de définir une variable.

  • variable : c'est le résultat du processus, on passe d'un concept à une variable, elles sont la concrétisation théorique d'un concept.
  • modalité : à chaque modalité on applique une valeur comme, par exemple, pour le concept de niveau d'éducation : universitaire 5, primaire 1, etc. Cela permet d’évaluer le niveau d’éducation d’une personne par l’établissement de code.
Opérationnalisation- schéma.png

Dès lors l’opérationnalisation dans le sens strict du terme est le passage de la propriété (concept) à la variable qui dépend de la manière dont le passage se fait faisant qu’on peut avoir des variables différentes.

De concept--à--à--à--propriété--à--à--à--variable

L’opérationnalisation dépend de la manière dont on décide de traduire les concepts :

  • classification
  • ordonnément
  • mesuration
  • comptage (compter des unités)

Il faut réfléchir sur quel type d’analyse on veut déboucher à travers l’élaboration des concepts.

Il est primordial de définir les concepts ; le concept a un rapport de signification, c’est un élément fondamental de la recherche scientifique.

Opérationnalisation : exemples

  • Poids : poids d'un livre (1 kilo) : il n'a pas de relation entre le poids physique d'un livre et son impact en la littérature.
  • Âge : âge d'une personne (20 ans).
  • Éducation : niveau d'études (université).
  • Pouvoir : rôle politique (député, ministre, sénateur) : il est difficile de définir qui a le plus de pouvoir, ce sont des rôles dans lesquelles nous ne pouvons pas établir de hiérarchie.
  • Participation : voter (fréquence).

Unités d’analyse

Dans la recherche empirique, on doit définir des unités d’analyse. L’unité d’analyse représente l'objet social ou politique dans la recherche empirique, c'est essentiel de la définir.

On distingue trois niveaux d’analyse, mais qui dépendent du contexte de la recherche :

  • macro ;
  • méso ;
  • micro.

On peut approfondir la distinction à 6 niveaux d’analyse :

  1. individu : ce sont les personnes.
  2. agrégat d’individus : ce sont des variables collectives agrégées ; c’est l'ensemble des individus qui est une variable collective. Par exemple si le taux de participation en Suisse est de 40%, ce calcul est effectué sur la base des variables individuelles.
  3. groupe / organisation / institution : variables collectives et structurelles, on ne passe pas par une agrégation des comportements individuels, c’est un processus différence de l'agrégat.
  4. événement : par exemple dans les études faites sur les révolutions, chacune peut être divisée en sous-événements.
  5. produit culturel : par exemple un tableau qui permet d’expliquer l’évolution d’une branche artistique.
  6. relation : accords, collaborations, des relations organisationnelles ou interindividuelles.

Les trois premiers niveaux d’analyses sont les plus fréquents, ce sont des variables agrégées. Il y a des variables structurelles ou globales qui caractérisent un individu ou un groupe en tant que tel. Les variables agrégées découlent d’opérations mathématiques sur des variables individuelles dont l’unité d’observation se situe à un niveau inférieur tandis que les variables structurelles se situent au niveau de l’unité d’analyse.

À la fin du processus, on a des « cas » qui sont des exemplaires d’une analyse donnée inclus dans une recherche ; lorsque l‘on parle d’unité d’analyse c’est un cas abstrait ou général, tandis que le « cas » est concret est multiple à savoir ce que l’on va étudier.

Ainsi les « cas » sont les objets spécifiques de la recherche qu’on peut définir une fois qu’on est passé des étapes de définition d’un concept aux variables qui permettent de choisir des cas et de voir comment ils varient sur la variable découlant du processus.

Il n’y a pas vraiment de définition opératoire juste ou fausse, c’est une question d’être le plus explicite et le plus transparent possible. Dès lors, il faut expliciter et justifier le choix fait pendant la phase d’opérationnalisation.

Il reste toujours un décalage entre le niveau empirique et théorique, on ne peut jamais arriver à l’identification parfaite pouvant arriver à une définition opératoire juste ou fausse.

Finalement le danger dans cette phase n’est pas dans la réduction qui est inévitable, il se trouve dans la réification c‘est-à-dire dans le fait d’identifier le concept avec la variable.

La définition opératoire doit répondre à des critères d’objectivité, il faut arriver à un processus contrôlable qui puisse être répété par d’autres.

Pour savoir si c'est une bonne opérationnalisation il faut justifier un choix, c’est-à-dire qu’elle doit répondre à un critère d'objectivité et de justification sans pour autant éliminer l'arbitraire.

Critères de distinction des variables

La variable est un concept opérationnalisé ; il y a plusieurs manières de définir les variables et donc plusieurs manières de les classer :

  • non-manipulables / manipulables :
    • non-manipulable : ce sont des variables qu’on ne peut modifier par exemple les caractéristiques sociodémographiques.
    • manipulable : les questions à se poser.
  • dépendantes / indépendantes :
    • dépendantes : variables expliquées ; c’est ce que l’on veut expliquer aussi appelé variable endogène.
    • indépendantes : variables explicatives ; elle est censée d'expliquer aussi appelée variable exogène.
  • non-observées (latentes) / observées (manifestes) :
    • non-observées : les valeurs sont des variables latentes non-observables.
    • observés : les opinions peuvent être par exemple observées.

Nota bene : quand on travaille sur les valeurs en science-politique on aborde les attitudes ; à travers on va remonter à quelque chose de non-observable.

  • Individuelles / collectives (agrégées, globales, contextuelles)
  • Traitement des valeurs : c'est l'aspect le plus important, il est lié à la mesuration. Il existe différents types de variables. Savoir à quel type de variable on a à faire va nous dire à quel type d’analyse on a à faire ; tout le processus d’opérationnalisation et la fin du processus à savoir la création de variables est fondamental débouchant sur des variables de natures différentes.

Types de variables

Il y a trois types de variables qu’il est possible de distinguer entre quatre critères

nominales ordinales cardinales
États de propriétés : les valeurs de la variable

Catégories non ordonnés et non ordonnables.

ex : nationalité, religion

Aussi catégorielles, mais ordonnées ; on peut créer un ordre.

ex : niveau éducation, dans quelle mesure s'intéresse-t-on à quelque chose.

Plus des catégories, mais des variables :

  • continues - ex : âge = 1 an, un mois, 3 heures),
  • discrètes - ex : 1, 2, enfants, pas demi enfant !
Procédure d'opérationnalisation

Logique de classification.

On peut les mettre dans un certain ordre. On peut les inclure dans des catégories différentes. Il y a un ordonnénement, la variable ordinale résulte de la définition opératoire qui consiste à donner un ordre aux différents objets.

  • Mesuration :

intervalle entre eux est le même (1 an, par exemple) -v. continues-

  • Comptage :

on peut les compter -v. discrètes-

Caractéristiques de valeurs

La caractéristique des valeurs est des noms.

ex : canadien, suisse

Les catégories doivent être exhaustives. Toutes les catégories doivent être contemplées et mutuellement exclusives.

Nombre avec propriétés ordinales.

ex : peu, assez, très ; on associe un chiffre à chaque état, ce code est arbitraire.

Nombre avec propriétés cardinales, le nombre reflète une propriété réelle.

ex : allé voter 5 fois, on ne peut pas associer des chiffres arbitrairement.

Opérations effectuables sur les valeurs

Egalite ou inégalité.

ex : musulman diffèrent de catholique

Egalite ou inégalité, ordre supérieur ou inférieur.

On peut appliquer toutes les opérations mathématiques, équivalences, différences, multiplication, etc.

ex : un individu de 40 ans est deux fois un individu de 20 ans.

Types de variables.png

Corbetta distingue les variables quasi-cardinales, elles se situent entre les deux à savoir entre l’ordinal et le cardinal. Ce serait des variables ordinales, mais qu’on considère comme variables cardinales. On essaie de rendre continue une variable discrète ou ordinale.

Ce sont de variables ordinales qu'on essaie de rendre comme des variables continues. On essaie de rapprocher la différence entre deux valeurs, par exemple (pas, peu, assez, très) ; on ne peut pas dire que la distance entre « pas » et « peu » est la même qu'entre « assez » et « très ». Il est possible de les ordonner, mais pas de mesurer la distance.

Une manière de procéder sont les échelles, par exemple de 0 - 10 afin de définir si nous somme de gauche ou à droite. Dès lors on passe de variables ordinales à cardinales.

Rapport entre concepts et indicateurs

C’est l’opérationnalisation des concepts complexes. Généralement, les concepts complexes ne sont pas observables, on ne peut observer que leur manifestation, par exemple la déviance, la religion, le pouvoir. Ce sont concepts à un niveau de généralité plus élevé et abstrait, de plus on ne peut pas les observer directement.

La plupart des concepts en sciences sociales peuvent être définis comme étant des concepts complexes qui sont plus difficiles à opérationnaliser c’est-à-dire de les transformer en propriété d’unité d’analyse.

Exemple : concept de religiosité ; on utilise cinq définitions différentes afin de le formuler qui sont de plus en plus spécifiques :

  • croire en une divinité : permet de se diriger vers la concrétisation.
  • croire au dieu chrétien : chaque religion à sa définition de dieu.
  • appartenir à l'Église catholique
  • agir selon les règles de l'église : degrés de précision plus élevée.
  • aller à l'église tous les dimanches : on peut essayer d’opérationnaliser le concept de religiosité en le réduisant au fait d’aller à l’église tous les dimanches.

Ainsi, on voit comment peut-on passer du général au spécifique à travers différents passages.

Comment mesurer, opérationnaliser ces différents concepts complexes ?

On peut subdiviser le concept en sous-concepts que l’on appelle des indicateurs. Les indicateurs sont cruciaux dans le processus d’opérationnalisation.

Un indicateur est un concept plus simple, plus spécifique du concept d’origine qui peut être immédiatement traduit en des termes observables.

Les indicateurs sont liés aux concepts plus généraux par un rapport d’indication entre le concept et l'indicateur. On descend dans l'échelle de généralité à des concepts plus spécifiques ; c’est un rapport de représentation sémantique entre l’indicateur et le concept qu’il est censé représenter, indiquer, mesurer.

En d’autres termes, on descend dans l’échelle de généralité et d’abstraction des concepts généraux à des concepts plus spécifiques liés au premier par des affinités de significations.

Nota bene : il n'y a pas un juste choix d’indicateurs.

Quel est le rapport entre les concepts et l’indicateur ?

  • Partialité

Un concept ne peut pas être saisi entièrement par un seul indicateur, un indicateur donné couvre seulement un aspect de cette complexité du concept. Les indicateurs sont des représentations partielles. Il faut toujours, si possible, trouver plusieurs indicateurs pour un même concept complexe ; un même concept complexe ne peut jamais être indiqué par un seul indicateur, il y a un critère de multiplicité des indicateurs.

Exemple – la pratique religieuse peut être un indicateur de la composante de la dimension rituelle de la religiosité, mais la religiosité a aussi d’autres composantes comme les sentiments religieux, une idéologie religieuse, une appartenance religieuse, etc.

Il faut toujours être conscient qu’un indicateur est toujours dans un rapport de partialité avec le concept général qu’il est censé indiquer.

  • Polysémie

Un indicateur peut se superposer seulement partiellement à un concept ; en d’autres termes un même indicateur peut être lié à plusieurs concepts, il peut indiquer, signifier, représenter des concepts différents.

Exemple – dans les sociétés théocratiques, la pratique religieuse peut être un indicateur de conformisme sociale plutôt que de religiosité. La pratique de la religion peut être à la fois un indicateur du conformisme sociale et de religiosité.

Un même indicateur ne couvre que partiellement un concept tout en étant un indicateur de concepts différents.

  • Arbitrariété

Le choix des indicateurs est arbitraire, donc il faut les argumenter plutôt que montrer que le choix est correct. Il faut chercher à montrer le lien étroit entre la dimension théorique du concept et la dimension empirique, les deux choses ne peuvent pas être dissociées.

Les indicateurs d’un concept complexe peuvent être trouvés de plusieurs manières selon un raisonnement logique et même selon le sens commun ou plus systématique selon ce qui a été fait dans les recherches précédentes avec une importance de la littérature.

Traduction empirique de concepts complexes : phases de l’opérationnalisation des concepts complexes

Si on a des concepts qui ne sont pas multidimensionnels, cette phase peut être supprimée ; si on travaille avec un concept complexe, on doit avant tout simplifier le complexe en passant par des dimensions, c’est une réflexion théorique, on analyse le concept dans ses principales composantes de significations.

On distingue quatre phases :

  1. Articulation du concept en dimensions : on réfléchit aux autres dimensions du concept comme, par exemple, la religiosité qui a des dimensions de pratiques, des idéologies, etc. C’est le passage d'abstractions générales au spécifique,on dit qu'on peut le diviser en sub-concepts pour chaque dimension, toutefois nous ne sommes pas encore dans la phase d’opérationnalisation. On s’interroge sur les différents aspects et significations des concepts.
  2. Choix des indicateurs : on se pose la question de la traduction empirique, on décide des indicateurs qu’on va choisir. Les indicateurs sont des concepts plus spécifiques, on commence à faire un pas vers les variables comme par exemple s’intéresser à la participation à des rites qui relève de la participation rituelle soit de la dimension pratique religieuse.
  3. Opérationnalisation : on transforme les indicateurs qui sont encore des concepts en variables. C’est la création des variables qui peuvent être, ordinales, cardinales ou intervalles. Par exemple en ce qui concerne la pratique religieuse on va mesurer et opérationnaliser la pratique religieuse qui est un indicateur d’une dimension de la religiosité c’est-à-dire le nombre de fois qu'on va à l'église par année. Cet indicateur relève de la composante comportementale, car choisir un indicateur « pratique » de la religion permet de déterminer une fréquence.
  4. Formation des indices : on synthétise l'ensemble des indicateurs en une mesure globale. On va procéder à la formation des indices, on essaie de regrouper ces indicateurs sous une seule mesure cela peut-être par exemple la construction d’échelles ; sur le plan empirique, concret, spécifique, on essaie d’arriver à une mesure, car il est plus facile de travailler avec une variable qu’avec une multitude de variables.

En fonction des objectifs de la recherche, on va choisir plusieurs mesures ou plusieurs indicateurs.

Traduction empirique de concepts complexes- schéma.png

Ce graphique montre le processus qui va du concept complexe à des indicateurs soit des indicateurs plus spécifiques qui indiquent le concept ; ensuite on a créé des variables puis dans la dernière étape on va regrouper les variables dans une seule mesure qu’on appelle l’indice.

À travers ce processus d’opérationnalisation on crée des variables qui peuvent être, ordinales, cardinales, catégorielles ou des variables intervalles – ordinales. Dans cet exemple on aurait neuf indicateurs à partir desquelles on va construire un indice qui résume le concept. On part d’un concept qui est le niveau théorique vers une variable, l’indice est une variable dérivée de la somme des autres opérations sur les différentes variables.

Dans ce processus il y a toujours une possibilité qu’il y ait des erreurs qui s’introduisent ce qui fait qu’une variable n’est jamais complètement assimilable aux concepts, il y a toujours un décalage ; ce qui est important est de d’abord connaître quelles sont les différentes sources d’erreurs qui produisent le décalage.

On peut remédier à certaines erreurs et à d’autres non, mais le fait de connaitre le problème est quelque chose de très important.

Traduction empirique de concepts complexes : exemples

Traduction empirique de concepts complexes- exemple1.png

Nota bene : on a commencé à spécifier le concept à travers sept dimensions

Traduction empirique de concepts complexes- exemple2.png

Nota bene : la distinction entre concept et dimension est relative, maintenant la participation est devenue une dimension d’un autre concept notamment à travers les critères de polysémie, partialité et d’arbitrariété.

Les concepts complexes et les indicateurs sont tous au fond des concepts, on entre dans la phase empirique avec la dernière étape.

Traduction empirique de concepts complexes- exemple3.png

L’idée est qu’on passe d’un concept abstrait et général à travers des sous dimensions qui permettent d’arriver à choisir des bons indicateurs au sens qu’ils soient justifiables et justifiés dans le contexte de la théorie étant un rapport d’indication avec le concept que l’on veut mesurer.

Erreurs dans le passage des concepts aux indicateurs

Erreurs dans le passage des concepts aux indicateurs.png

Il y a qu’une couverture partielle du concept par l’indicateur, mais il y a toujours un décalage entre la valeur observée et la vraie valeur liée au concept que l’on souhaite mesurer.

Il faut d’abord faire une distinction entre deux types d’erreurs:

  • erreur systématique, « erreur constante »
  • erreur accidentelle, « erreur variable »

L'erreur totale est la somme de l'erreur accidentelle et de l’erreur systématique.

ERREUR TOTALE = ERREUR ACCIDENTELLE + ERREUR SYSTÉMATIQUE

  • erreur systématique

Se produisent dans toutes nos mesures d’une façon systématique, par exemple tout le monde a tendance à surestimer sa propre participation.

  • erreur accidentelle

C’est une erreur variable d'une mesure à une autre, nous mesurons de façon diffèrent à des moments différents.

Un des deux types d’erreurs est plus facilement détectable que l’autre. Si un problème reste constant, si on ne suppose pas de problèmes alors on ne s’apercevra de rien, c’est pourquoi une erreur accidentelle est plus facilement identifiable.

Il peut y avoir différents types d’erreurs procédant d’une distinction entre deux phases :

1) phase d'indication : théorique

On peut distinguer deux types d'erreurs :

  • d'indication : dû à un mauvais choix des indicateurs, l’indicateur ne mesure pas ce qu’il est censé mesurer. C’est une erreur qui est presque par définition constante ou systématique, difficilement détectable sinon à travers le raisonnement logique et l’intuition. Dans ce cas il y a un problème de validité de l’indicateur c’est-à-dire qu’il ne mesure pas vraiment le concept qu’il est censé mesurer.
  • systématique : une fois mal fait, cela va se répercuter sur la recherche.

2) phase empirique : erreur opérationnalisation Ces erreurs peuvent découler d’erreurs d’opérationnalisations, elles peuvent être systématiques ou accidentelles. On peut distinguer trois sources d’erreurs d’opérationnalisation, en d’autres termes il y a trois moments auxquels on est soumis au danger et au risque de tomber dans ces erreurs. Toutefois nous allons ignorer l’erreur de traitement des données.

  • sélection des cas : cas mal choisis, il peut y avoir des erreurs.
    • couverture : consiste du fait qu'on n'ait pas couvert la population qu'on voulait couvrir.
    • échantillonnage : si l'échantillon est fait selon certaines procédures on peut calculer le pourcentage d'erreur.
    • non-réponse : il y a des individus qui ne souhaitent pas répondre au sondage ce qui va biaiser l’analyse.

Il y plusieurs sources d’erreurs liées à la sélection des sujets dans une première phase qui est aussi une erreur d’opérationnalisation.

  • d'observation : mauvaise observation des cas
    • interviewer : erreurs liées à l’interviewer, il pourrait soumettre l’interviewé à des pressions directes ou indirectes.
    • interviewé : la personne peut mal comprendre la question ou volontairement biaiser la recherche.
    • instrument : la manière dont est administrée la question.
    • mode de traitement des données : analyser d’une mauvaise manière.

Il peut y avoir des erreurs qui font que le concept initial ne correspond plus ou correspond seulement en partie avec le concept final qui est la variable. Pour cela il faut être conscient et mettre en place toutes les choses possibles pour réduire au maximum le décalage. Il faut noter que le seul type d’erreur qu’on peut mesurer est l’erreur d’échantillonnage.

Lorsqu’on fait une analyse des données, lorsqu’on a les variables, il faut être conscient que la variable n’est qu’une approximation du concept qu’elle est censée mesurer ou opérationnaliser.

D’autre part il faut faire en sorte de réduire au maximum ces sources d’erreurs en essayant d’éviter tous biais liés à la personne interviewée, en utilisant le bon instrument et le bon mode d’administration tout en couvrant toute la population qu’on est censé étudier par la réduction des non-réponses.

Affidabilità e validità

Gli indicatori possono essere più o meno affidabili e validi. La domanda è: in che misura una "misura" è affidabile e valida?

  • Affidabilità

Il concetto di affidabilità si riferisce alla possibilità di riprodurre la stessa misura, cioè la riproducibilità della misura. È il grado in cui una certa procedura di traduzione di un concetto in una variabile produce gli stessi risultati in prove ripetute con lo stesso strumento di misura (stabilità) o con strumenti equivalenti (equivalenza).

D'altra parte, c'è affidabilità relativa alla coerenza interna quando c'è una serie di variabili che si suppone facciano parte dello stesso concetto o per misurare lo stesso concetto. In questo caso ci sono coefficienti che misurano questa affidabilità come l'alfa di Cronbar.

  • validità

È un'Adeguatezza, il grado in cui una certa procedura di traduzione di un concetto in una variabile misura effettivamente il concetto da misurare. Un indicatore valido è un indicatore che misura realmente ciò che si vuole misurare.

Per quanto riguarda la questione di sapere in che misura la variabile che abbiamo operato, catturato, catturato, catturato e misurato il concetto e la realtà che vogliamo scoprire, per questo dobbiamo fare riferimento ad una adeguatezza.

La ricerca mira a trovare indicatori affidabili e validi.

Riferimenti

Note