« L'attore razionale » : différence entre les versions
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*calcolo dei costi e dei benefici: gli attori sono razionali, facendo riferimento al concetto di razionalità di Weber. Ciò significa che gli attori calcolano il rapporto costi-benefici. In seguito a questo calcolo, si decide di agire e nel caso di [[Comportamento politico|comportamento politico]] questo è il processo che porta a votare o non votare. L'idea è che una festa potrebbe massimizzare la nostra utilità individuale. | |||
*Massimizzare l'utilità: siamo attori razionali che agiscono secondo il calcolo dei costi-benefici. Questo deve essere collegato a teorie che sottolineano, per esempio, il ruolo delle emozioni. Alcune persone contrastano un orientamento razionale dell'azione con un orientamento affettivo o emotivo. Si sceglierà l'opzione che massimizza l'utilità, altrimenti non saremmo razionali. | *calcolo dei costi e dei benefici: gli attori sono razionali, facendo riferimento al concetto di razionalità di Weber. Ciò significa che gli attori calcolano il rapporto costi-benefici. In seguito a questo calcolo, si decide di agire e nel caso di [[Comportamento politico|comportamento politico]] questo è il processo che porta a votare o non votare. L'idea è che una festa potrebbe massimizzare la nostra utilità individuale. | ||
*Massimizzare l'utilità: siamo attori razionali che agiscono secondo il calcolo dei costi-benefici. Questo deve essere collegato a teorie che sottolineano, per esempio, il ruolo delle emozioni. Alcune persone contrastano un orientamento razionale dell'azione con un orientamento affettivo o emotivo. Si sceglierà l'opzione che massimizza l'utilità, altrimenti non saremmo razionali. | |||
*importanza dell'informazione: l'informazione ha un'importanza nell'epistemologia in relazione al comportamento umano e nella politica. Se l'attore deve essere razionale, e per essere razionale deve calcolare i costi e i benefici delle diverse stock option e poi scegliere quella che massimizza il rapporto costi-benefici, l'attore deve avere informazioni trasparenti, chiare e accessibili. Una delle critiche alle teorie della scelta razionale è che le informazioni sono generalmente poco accessibili e poco trasparenti. | *importanza dell'informazione: l'informazione ha un'importanza nell'epistemologia in relazione al comportamento umano e nella politica. Se l'attore deve essere razionale, e per essere razionale deve calcolare i costi e i benefici delle diverse stock option e poi scegliere quella che massimizza il rapporto costi-benefici, l'attore deve avere informazioni trasparenti, chiare e accessibili. Una delle critiche alle teorie della scelta razionale è che le informazioni sono generalmente poco accessibili e poco trasparenti. | ||
= | =Individualismo metodologico= | ||
Empiricamente, la teoria della scelta razionale si basa sull'individualismo metodologico, che può essere definito come un programma di ricerca o un'agenda che si propone di ampliare o estendere i principi della teoria della scelta razionale al di là della scienza economica neoclassica da cui ha origine. | |||
Così, l'individualismo metodologico cerca di spiegare i fenomeni sociali attraverso le azioni degli individui. D'altra parte, l'individuo costituisce l'unità di analisi nelle scienze sociali e i fenomeni sociali sono spiegati in termini di effetti emergenti derivanti dall'aggregazione dei comportamenti individuali. | |||
= | =Ontologie nelle scienze sociali: Tilly= | ||
Tilly | Tilly situava l'individualismo metodologico in relazione ad altre ontologie che sono altri modi di studiare la realtà sociale. Secondo lui, l'individualismo metodologico si differenzia dall'individualismo fenomenologico, che è un modo di pensare che colloca la spiegazione del comportamento nell'esperienza vissuta delle persone. Egli contrappone l'individualismo metodologico all'olismo (realismo sistemico) e al realismo relazionale (analisi relazionale). Per Tilly, le migliori spiegazioni del comportamento umano non vanno cercate in una prospettiva individualistica, né in una logica olistica, ma vanno spiegate secondo il realismo relazionale. | ||
= | =Critica dell'individualismo metodologico: Tilly= | ||
Secondo Tilly, empiricamente, ci sono pochi comportamenti individuali che presuppongono la massimizzazione dell'utilità tra alternative chiaramente definite. In altre parole, pochi comportamenti individuali sembrano corrispondere al presupposto di massimizzare la scelta tra alternative chiaramente definite. | |||
Va notato che la critica di Tilly è rivolta ai critici della scelta razionale nella sua versione originale. Gli elementi che si presuppongono fissi, come le preferenze e il calcolo dei risultati, in realtà variano e interagiscono nel corso dell'azione sociale. Non si può dare per scontato che l'attore faccia scelte esterne al processo di socializzazione politica. C'è un tipo di fenomeno che non è lineare. | |||
Una terza critica secondo Tilly è la mancanza di una spiegazione plausibile della catena causale attraverso la quale le decisioni producono i loro effetti sull'azione individuale, sulle interazioni sociali e sui processi sociali complessi. | |||
= Critique du réalisme systémique : Tilly = | =Critique du réalisme systémique : Tilly= | ||
Tilly propose des critiques afin de mettre en avant sa pensée qui est l’idée que c’est dans les relations sociales qu’il faut chercher les explications. Ainsi, il pointe des manques de mécanismes causaux robustes et bien documentés qu’on peut observer en opération. | Tilly propose des critiques afin de mettre en avant sa pensée qui est l’idée que c’est dans les relations sociales qu’il faut chercher les explications. Ainsi, il pointe des manques de mécanismes causaux robustes et bien documentés qu’on peut observer en opération. | ||
D’autre part, Tilly critique la prévalence d’explications fonctionnelles mal décrites, dans lesquelles événements, relations, institutions ou processus sociaux existent parce qu’ils répondent à certaines exigences du système dans son ensemble. | D’autre part, Tilly critique la prévalence d’explications fonctionnelles mal décrites, dans lesquelles événements, relations, institutions ou processus sociaux existent parce qu’ils répondent à certaines exigences du système dans son ensemble. | ||
= Théorie des groupes = | =Théorie des groupes= | ||
Il faut d’abord revenir sur la théorie des groupes et les théories pluralistes des groupes. Cela consiste dans le fait que les acteurs sont rationnels, que les conflits d’intérêts sont le moteur de l’action politique qu’elle soit individuelle ou collective. De plus, les groupes se mobilisent pour atteindre les intérêts communs, c’est-à-dire qu’un groupe de personnes a des intérêts en commun et étant rationnel, des individus vont se rassembler afin d’essayer d’atteindre un objectif commun. Ces théories sont des théories sur lesquelles s’appuient les théories de lobbys remontant aux années 1940 et 1950. Enfin, le système politique est perméable et répond à l’action collective. | Il faut d’abord revenir sur la théorie des groupes et les théories pluralistes des groupes. Cela consiste dans le fait que les acteurs sont rationnels, que les conflits d’intérêts sont le moteur de l’action politique qu’elle soit individuelle ou collective. De plus, les groupes se mobilisent pour atteindre les intérêts communs, c’est-à-dire qu’un groupe de personnes a des intérêts en commun et étant rationnel, des individus vont se rassembler afin d’essayer d’atteindre un objectif commun. Ces théories sont des théories sur lesquelles s’appuient les théories de lobbys remontant aux années 1940 et 1950. Enfin, le système politique est perméable et répond à l’action collective. | ||
Pour la théorie pluraliste des groupes, des individus qui ont des objectifs et des intérêts en commun, tout logiquement, se mettent d’accord afin de créer et produire une action collective. Selon Olson, l’action collective est logique mais aussi efficace. | Pour la théorie pluraliste des groupes, des individus qui ont des objectifs et des intérêts en commun, tout logiquement, se mettent d’accord afin de créer et produire une action collective. Selon Olson, l’action collective est logique mais aussi efficace. | ||
= Le paradoxe de l’action collective : Olson = | =Le paradoxe de l’action collective : Olson= | ||
Pour Oslon, il n’est pas vrai que des groupes d’acteurs individuels qui ont des intérêts et des objectifs en commun vont se rassembler et s’engager dans une action collective qui vise à atteindre ses objectifs et ses intérêts commun. Au contraire, c’est justement parce que les acteurs sont rationnels qu’ils ne vont pas agir collectivement parce que l’action collective est vue comme un bien public caractérisé par la non-divisibilité et la non-exclusivité, à savoir qu’on ne peut exclure les individus de la production ou de l’utilisation de ce bien public. Pour Oslon, l’individu rationnel devrait se poser la question de savoir pourquoi devrait-il supporter des coûts liés à la mobilisation alors qu’il est possible d’obtenir les bénéfices sans même se mobiliser. Ainsi, les acteurs rationnels ne s’engagent pas dans l’action collective. Cette idée est appelée le problème du resquilleur – free rider. | Pour Oslon, il n’est pas vrai que des groupes d’acteurs individuels qui ont des intérêts et des objectifs en commun vont se rassembler et s’engager dans une action collective qui vise à atteindre ses objectifs et ses intérêts commun. Au contraire, c’est justement parce que les acteurs sont rationnels qu’ils ne vont pas agir collectivement parce que l’action collective est vue comme un bien public caractérisé par la non-divisibilité et la non-exclusivité, à savoir qu’on ne peut exclure les individus de la production ou de l’utilisation de ce bien public. Pour Oslon, l’individu rationnel devrait se poser la question de savoir pourquoi devrait-il supporter des coûts liés à la mobilisation alors qu’il est possible d’obtenir les bénéfices sans même se mobiliser. Ainsi, les acteurs rationnels ne s’engagent pas dans l’action collective. Cette idée est appelée le problème du resquilleur – free rider. | ||
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Ce qui est intéressant dans cette théorie est que l’action collective peut être vue comme un sous-produit de la recherche de gains individuels par des acteurs rationnels. La théorie de Olson s’applique surtout à certains types de groupes et en particulier aux groupes de grande taille. Des critiques ont dit que cette théorie s’applique seulement à certains types d’action collective plus interest-base. | Ce qui est intéressant dans cette théorie est que l’action collective peut être vue comme un sous-produit de la recherche de gains individuels par des acteurs rationnels. La théorie de Olson s’applique surtout à certains types de groupes et en particulier aux groupes de grande taille. Des critiques ont dit que cette théorie s’applique seulement à certains types d’action collective plus interest-base. | ||
= La gouvernance des ressources communes : Ostrom = | =La gouvernance des ressources communes : Ostrom= | ||
Ostrom a publié un ouvrage qui voit le problème de l’action collective, le dilemme et le paradoxe de l‘action collective comme une variante parmi d’autres thématiques plus générales parlant de trois modèles différents qui sont la tragédie des commons, le dilemme du prisonnier et la logique de l’action collective. Il y a plusieurs solutions, notamment celles proposées par Olson à savoir les sanctions et les incitations sélectives. Ostrom propose une troisième solution qui sont les arrangements institutionnels qui pourraient et devraient permettre de créer des normes de réciprocité et de solidarité entre les acteurs, du capital social créé entre les acteurs qui peut expliquer en partie pourquoi on s’engage en dépits du fait qu’il y a cette tentation de resquiller. | Ostrom a publié un ouvrage qui voit le problème de l’action collective, le dilemme et le paradoxe de l‘action collective comme une variante parmi d’autres thématiques plus générales parlant de trois modèles différents qui sont la tragédie des commons, le dilemme du prisonnier et la logique de l’action collective. Il y a plusieurs solutions, notamment celles proposées par Olson à savoir les sanctions et les incitations sélectives. Ostrom propose une troisième solution qui sont les arrangements institutionnels qui pourraient et devraient permettre de créer des normes de réciprocité et de solidarité entre les acteurs, du capital social créé entre les acteurs qui peut expliquer en partie pourquoi on s’engage en dépits du fait qu’il y a cette tentation de resquiller. | ||
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Version du 13 mai 2020 à 10:01
Professeur(s) | Marco Giugni[1][2][3][4][5][6][7] |
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Cours | Comportamento politico |
Lectures
- Comportamento politico: corso introduttivo
- Comportamento politico: parametri storici e metodologici
- Le basi strutturali del comportamento politico
- Le basi culturali del comportamento politico
- La socializzazione politica
- L'attore razionale
- La partecipazione politica
- Modelli esplicativi di voto
- Teorie dei movimenti sociali
Gran parte della teoria sull'affluenza alle urne si basa su teorie di scelta razionale.
Teoria della scelta razionale
La teoria della scelta razionale si basa su tre postulati di base:
- calcolo dei costi e dei benefici: gli attori sono razionali, facendo riferimento al concetto di razionalità di Weber. Ciò significa che gli attori calcolano il rapporto costi-benefici. In seguito a questo calcolo, si decide di agire e nel caso di comportamento politico questo è il processo che porta a votare o non votare. L'idea è che una festa potrebbe massimizzare la nostra utilità individuale.
- Massimizzare l'utilità: siamo attori razionali che agiscono secondo il calcolo dei costi-benefici. Questo deve essere collegato a teorie che sottolineano, per esempio, il ruolo delle emozioni. Alcune persone contrastano un orientamento razionale dell'azione con un orientamento affettivo o emotivo. Si sceglierà l'opzione che massimizza l'utilità, altrimenti non saremmo razionali.
- importanza dell'informazione: l'informazione ha un'importanza nell'epistemologia in relazione al comportamento umano e nella politica. Se l'attore deve essere razionale, e per essere razionale deve calcolare i costi e i benefici delle diverse stock option e poi scegliere quella che massimizza il rapporto costi-benefici, l'attore deve avere informazioni trasparenti, chiare e accessibili. Una delle critiche alle teorie della scelta razionale è che le informazioni sono generalmente poco accessibili e poco trasparenti.
Individualismo metodologico
Empiricamente, la teoria della scelta razionale si basa sull'individualismo metodologico, che può essere definito come un programma di ricerca o un'agenda che si propone di ampliare o estendere i principi della teoria della scelta razionale al di là della scienza economica neoclassica da cui ha origine.
Così, l'individualismo metodologico cerca di spiegare i fenomeni sociali attraverso le azioni degli individui. D'altra parte, l'individuo costituisce l'unità di analisi nelle scienze sociali e i fenomeni sociali sono spiegati in termini di effetti emergenti derivanti dall'aggregazione dei comportamenti individuali.
Ontologie nelle scienze sociali: Tilly
Tilly situava l'individualismo metodologico in relazione ad altre ontologie che sono altri modi di studiare la realtà sociale. Secondo lui, l'individualismo metodologico si differenzia dall'individualismo fenomenologico, che è un modo di pensare che colloca la spiegazione del comportamento nell'esperienza vissuta delle persone. Egli contrappone l'individualismo metodologico all'olismo (realismo sistemico) e al realismo relazionale (analisi relazionale). Per Tilly, le migliori spiegazioni del comportamento umano non vanno cercate in una prospettiva individualistica, né in una logica olistica, ma vanno spiegate secondo il realismo relazionale.
Critica dell'individualismo metodologico: Tilly
Secondo Tilly, empiricamente, ci sono pochi comportamenti individuali che presuppongono la massimizzazione dell'utilità tra alternative chiaramente definite. In altre parole, pochi comportamenti individuali sembrano corrispondere al presupposto di massimizzare la scelta tra alternative chiaramente definite.
Va notato che la critica di Tilly è rivolta ai critici della scelta razionale nella sua versione originale. Gli elementi che si presuppongono fissi, come le preferenze e il calcolo dei risultati, in realtà variano e interagiscono nel corso dell'azione sociale. Non si può dare per scontato che l'attore faccia scelte esterne al processo di socializzazione politica. C'è un tipo di fenomeno che non è lineare.
Una terza critica secondo Tilly è la mancanza di una spiegazione plausibile della catena causale attraverso la quale le decisioni producono i loro effetti sull'azione individuale, sulle interazioni sociali e sui processi sociali complessi.
Critique du réalisme systémique : Tilly
Tilly propose des critiques afin de mettre en avant sa pensée qui est l’idée que c’est dans les relations sociales qu’il faut chercher les explications. Ainsi, il pointe des manques de mécanismes causaux robustes et bien documentés qu’on peut observer en opération.
D’autre part, Tilly critique la prévalence d’explications fonctionnelles mal décrites, dans lesquelles événements, relations, institutions ou processus sociaux existent parce qu’ils répondent à certaines exigences du système dans son ensemble.
Théorie des groupes
Il faut d’abord revenir sur la théorie des groupes et les théories pluralistes des groupes. Cela consiste dans le fait que les acteurs sont rationnels, que les conflits d’intérêts sont le moteur de l’action politique qu’elle soit individuelle ou collective. De plus, les groupes se mobilisent pour atteindre les intérêts communs, c’est-à-dire qu’un groupe de personnes a des intérêts en commun et étant rationnel, des individus vont se rassembler afin d’essayer d’atteindre un objectif commun. Ces théories sont des théories sur lesquelles s’appuient les théories de lobbys remontant aux années 1940 et 1950. Enfin, le système politique est perméable et répond à l’action collective.
Pour la théorie pluraliste des groupes, des individus qui ont des objectifs et des intérêts en commun, tout logiquement, se mettent d’accord afin de créer et produire une action collective. Selon Olson, l’action collective est logique mais aussi efficace.
Le paradoxe de l’action collective : Olson
Pour Oslon, il n’est pas vrai que des groupes d’acteurs individuels qui ont des intérêts et des objectifs en commun vont se rassembler et s’engager dans une action collective qui vise à atteindre ses objectifs et ses intérêts commun. Au contraire, c’est justement parce que les acteurs sont rationnels qu’ils ne vont pas agir collectivement parce que l’action collective est vue comme un bien public caractérisé par la non-divisibilité et la non-exclusivité, à savoir qu’on ne peut exclure les individus de la production ou de l’utilisation de ce bien public. Pour Oslon, l’individu rationnel devrait se poser la question de savoir pourquoi devrait-il supporter des coûts liés à la mobilisation alors qu’il est possible d’obtenir les bénéfices sans même se mobiliser. Ainsi, les acteurs rationnels ne s’engagent pas dans l’action collective. Cette idée est appelée le problème du resquilleur – free rider.
Si cette logique était vraie, il ne devrait pas y avoir de mobilisation collective du tout. Dans cette théorie, il est rationnel du point de vue individuel de ne pas se mobiliser, mais cette rationalité individuelle va déboucher sur une irrationalité collective. Néanmoins, il y a quand même de l’action collective. Olson, du point de vue théorique, propose deux solutions au problème du resquilleur, à savoir des sanctions pour obliger et les incitations sélectives qui est un gain individuel donné à chaque individu.
Ce qui est intéressant dans cette théorie est que l’action collective peut être vue comme un sous-produit de la recherche de gains individuels par des acteurs rationnels. La théorie de Olson s’applique surtout à certains types de groupes et en particulier aux groupes de grande taille. Des critiques ont dit que cette théorie s’applique seulement à certains types d’action collective plus interest-base.
La gouvernance des ressources communes : Ostrom
Ostrom a publié un ouvrage qui voit le problème de l’action collective, le dilemme et le paradoxe de l‘action collective comme une variante parmi d’autres thématiques plus générales parlant de trois modèles différents qui sont la tragédie des commons, le dilemme du prisonnier et la logique de l’action collective. Il y a plusieurs solutions, notamment celles proposées par Olson à savoir les sanctions et les incitations sélectives. Ostrom propose une troisième solution qui sont les arrangements institutionnels qui pourraient et devraient permettre de créer des normes de réciprocité et de solidarité entre les acteurs, du capital social créé entre les acteurs qui peut expliquer en partie pourquoi on s’engage en dépits du fait qu’il y a cette tentation de resquiller.