Geografia economica: approcci e sfide

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La storia del commercio fa parte di una lunga storia di globalizzazione del 15° secolo. Non parleremo solo di economia di mercato, una parte dell'economia non è regolata dal mercato. Gli economisti e talvolta la geografia economica sono ossessionati dal mercato. Nella nostra vita quotidiana, gran parte della produzione, dei consumi e degli scambi economici è regolata da fattori diversi dal mercato. Si presterà particolare attenzione alle forme di regolamentazione dell'economia che non sono quelle dell'economia di mercato, vale a dire la donazione a fini di donazione e ridistribuzione. L'economia è incorporata in comportamenti sociali e culturali e spesso i comportamenti economici sono spiegati da fattori diversi da quelli economici, la spiegazione può essere al di fuori dell'economia.

Saranno affrontate alcune teorie, come la teoria dell'apertura dei circuiti economici, la geografia dei vantaggi comparativi e dei ritorni crescenti, le disuguaglianze territoriali nello sviluppo o la questione ambientale. La geografia economica è a volte ridotta a una descrizione del mondo, svilupperemo un approccio culturale che è una corrente di geografia economica per quindici anni.

Cos'è la geografia economica?

Definizione per discipline

Ci sono diversi modi per definire la geografia economica. Un modo è quello di porre la geografia economica al crocevia di due discipline, con la geografia da un lato e l'economia dall'altro. Esistono tuttavia definizioni canoniche:

  • La geografia è una scienza che si interessa di organizzazione dello spazio alla dimensione speciale delle società. È una scienza sociale che si occupa dello spazio e della sua organizzazione. L'economia è una scienza che si occupa della produzione, circolazione e consumo di beni rari.

Come attraversare la geografia economica, la produzione e il consumo di beni rari e la questione dell'organizzazione dello spazio?

Definizione per oggetto

La geografia ha un oggetto, è una geografia dell'economia. C'è l'economia, la produzione, il consumo, lo scambio di beni rari, e ne faremo una geografia guardando alla dimensione spaziale dell'economia, come si organizza la dimensione spaziale dell'economia, cioè dove si produce, dove si consuma, attraverso cui si scambia beni rari. Significa localizzare l'economia, la produzione, il consumo e il commercio.

Quando si tratta di geografia economica, ci sono spiegazioni molto varie:

  • economia ortodossa ;
  • eterodosso economico: neomarxismo, scuola delle convenzioni ;
  • non economico: antropologia, sociologia economica ;
  • svolta culturale nella geografia economica: attenzione agli elementi culturali.

La geografia economica è una geografia del mondo economico.

Definizione per approccio

La geografia economica sarebbe la geografia attraverso l'economia, cioè adottando il ragionamento economico, spiegando i fatti geografici usando il ragionamento economico. Si sta facendo un'interpretazione economica della geografia utilizzando teorie economiche per spiegare i fatti geografici. Sarà preso in prestito dal modello economico di homo oeconomicus e cercare di vedere quali sono le leggi del suo comportamento spaziale.

Homo oeconomicus si comporta in termini di domanda e offerta, ma anche nello spazio. Questo comportamento può essere modellato e quantificato in modo che le sue conseguenze possano essere studiate aggregando i comportamenti individuali. In uno spazio omogeneo popolato da homo oeconomicus che seguono tutti le leggi della razionalità, pienamente informati, egoisti che tendono a massimizzare il loro profitto, le loro scelte spaziali, dove vivono, producono, consumano, seguiranno certe leggi e che queste leggi emergeranno strutture spaziali. La geografia economica, attraverso lo studio dell'homo oeconomicus, vedrà come i comportamenti spaziali degli esseri umani derivano da grandi forme di organizzazione spaziale. Sono esperimenti della mente, cioè modelli economici, di cui cerchiamo di vedere le componenti spaziali.

Saranno poste tre domande principali:

  • questione della posizione - economia spaziale - Von Thünen, Weber, Christaller : possiamo modellare la posizione delle attività agricole, industriali e di servizi? In teoria, sulla base del ragionamento razionale e pienamente informato e del comportamento dell'homo oeconomicus, possiamo verificare i modelli di Von Thünen, Weber e Christaller.
  • Teorie del commercio - Economia internazionale - Ricardo : gli economisti pensano molto al commercio, ma molto spesso non sottolineano la dimensione spaziale di questi scambi. Queste teorie metteranno in discussione il significato degli scambi e le strutture spaziali che ne deriveranno. Con Ricardo, si tradurrà in una specializzazione.
  • La nuova geografia economica - Krugman: questa teoria si basa sul rilassamento di alcune ipotesi sul modello homo oeconomicus, in particolare per quanto riguarda l'ipotesi di una concorrenza pura e perfetta e di rendimenti crescenti.

Questa geografia economica prenderà in prestito ragionamenti, metodi e modelli di riflessione dall'economia per spiegare fenomeni geografici come le città. Queste due definizioni generali, una definizione geografica e una definizione economica, coesistono.

Définition par l’histoire des sciences

Il professor Staszak non è d'accordo con la definizione precedente. Il ragionamento a posteriori cerca di mettere ordine nella storia della scienza e in quello che si è trattato, tuttavia, la storia della scienza non deriva da progetti condotti alla loro fine. Le aziende che definiscono la scuola, le tendenze disciplinari, tendono a mettere ordine dove non ce n'è. Si può per esempio riflettere sulla differenza tra geografia e sociologia in termini logici con un metodo, o con un'epistemologia. Si ha l'impressione di creare un senso, ma spesso si tratta di un'illusione. Piuttosto che cercare di definire la geografia economica cercando di definire un oggetto o un metodo, è più importante concentrarsi sul fatto che oggi esiste un sottocampo della geografia che è la geografia economica.

Quando è nata la geografia economica?

La tradizione del censimento, da Colbert alla geografia coloniale e vidaliana: descrivere la distribuzione della ricchezza

Il termine "geografia economica" è stato utilizzato solo alla fine del XIX secolo, ma ciò non significa che non sia stato utilizzato. Per dare una data di nascita alla geografia economica, è possibile risalire a Luigi XIV e a Colbert quando per la prima volta uno Stato, in questo caso lo Stato francese, si occupava della contabilità della ricchezza. La questione della contabilità definisce le tasse e la guerra. C'è stato un tempo in cui gli Stati sentivano il bisogno di contare e localizzare la propria ricchezza, il che ha portato alla produzione di conti, statistiche e mappe. Non stiamo cercando di spiegare, ma piuttosto di descrivere. Si sta sviluppando una geografia che cerca di descrivere, mappare e rendere conto della ricchezza a fini produttivi.

La geografia descrittiva è un'invenzione dello Stato che è cresciuto nel XIX secolo con la colonizzazione. Ai geografi viene chiesto di produrre informazioni sulla ricchezza e sul potenziale delle colonie in termini di materie prime, ma anche di demografia. Una geografia coloniale produce informazioni sulle colonie nell'idea di sfruttamento. Questa geografia esiste ancora oggi con l'obiettivo di identificare la ricchezza, la sua distribuzione spaziale, i fattori di produzione per un migliore sviluppo, una migliore produzione, ma anche l'arricchimento. È una geografia che produce molti atlanti, tabelle e statistiche.

La nuova geografia e il suo mutuo dall'economia spaziale: spiegare l'organizzazione dello spazio

La seconda corrente è più recente, emergente negli anni '60, con l'idea che lo spazio economico possa essere spiegato. Ci sono leggi da cercare come leggi che spiegano il mercato, i prezzi o lo scambio. I geografi che usano queste leggi potrebbero forse spiegare fenomeni come l'organizzazione dello spazio. Fino agli anni '60 la geografia era molto descrittiva. Negli anni '60, l'approccio descrittivo è stato accusato di non essere scientifico. Ci sarebbero strutture comuni perché ci sono leggi sul comportamento spaziale degli esseri umani. Lo scopo della geografia economica è quello di identificare quelle strutture universali dello spazio che sono legate al comportamento economico. Questa geografia non è più descrittiva, ma ha solo lo scopo di trovare leggi.

Critica marxista e terzo mondo: contabilizzare le disuguaglianze e lo "sviluppo

Negli anni Settanta si è costituito un movimento di protesta contro questa geografia oggettiva. I geografi di ispirazione marxista diranno che la geografia economica deve essere usata per la liberazione, lo sviluppo e la giustizia. Dobbiamo vedere come l'organizzazione dello spazio economico sia legata alla lotta di classe, alle strutture oppressive e alle spiegazioni fornite dal marxismo. Emergerà una geografia contestatrice che mostrerà come l'oppressione capitalista passa attraverso le strutture spaziali e una spiegazione che passa attraverso il materialismo dialettico.

Il postmodernismo e il cambiamento culturale

Negli anni '90, il postmodernismo ha confutato le critiche marxiste, del Terzo Mondo e più razionaliste come la teoria dell'homo oeconomicus. Per i postmodernisti, ci sarebbe l'illusione di voler spiegare tutto con un'unica teoria. La teoria postmodernista sfida le grandi narrazioni. E' l'idea che ci fosse conoscenza prodotta in Occidente che sosteneva di avere validità universale. Il mondo è infatti frammentato e frammentato tra società caratterizzate da discorsi propri e incommensurabili. Per spiegare come funziona l'antica Grecia, non si può usare la teoria marxista. I postmodernisti insistono sulla contestualizzazione della conoscenza. Il cambiamento postmodernista è legato al cambiamento culturale in quanto porta a fare riferimento alla specificità di ciascuna di queste situazioni e all'impossibilità di ridurre ogni situazione a un unico modello. Tutte e quattro le tradizioni sono ancora vive.

Le sfide della geografia economica

Questioni scientifiche

Gli esseri umani e le società non sono messi in uno spazio precedente. Lo spazio è qualcosa che facciamo e produciamo. Lo spazio non è un contenitore perché è già sempre sociale, è una produzione sociale. Viviamo in uno spazio ricco di significati e significati, eterogeneo, polarizzato e strutturato. Queste caratteristiche sono quelle delle società che l'hanno prodotta. Il professor Staszak rifiuta l'idea che lo spazio sarebbe qualcosa in cui l'economia si svolgerebbe, poiché è l'economia che produce spazio. Questo tipo di posizione ha portato ad una rivalutazione dell'importanza dello spazio nelle scienze sociali. Lo spazio non è un contenitore neutro in cui si svolgono gli eventi, ma fa parte della natura delle società e della loro attività.

C'è l'idea che lo spazio in quanto tale sia:

  • un interesse economico: si tratta di qualcosa che può essere venduto, ad esempio, beni immobili, trasporti o turismo;
  • un prodotto economico: infrastrutture, speculazione fondiaria, zonizzazione delle attività. L'economia è un grande strumento per produrre spazio;
  • un fattore determinante dell'economia: scelta delle specializzazioni, affitto della situazione, costi di trasporto.

Questioni sociali

L'attualità della geografia economica e il suo rinnovamento hanno anche risposto a una domanda della società e alle questioni urgenti che si pongono. Almeno quattro questioni hanno assunto un'importanza critica a partire dagli anni '90:

  • la globalizzazione: il dibattito sociale mette in discussione la globalizzazione in quanto creatrice o distruttrice di posti di lavoro, generatrice di ricchezza, impatto dell'apertura dei mercati, ecc. Si tratta di questioni politiche che determinano la scelta delle società e che riguardano l'impatto della globalizzazione da misurare qualitativamente e quantitativamente. La geografia economica è attenta alla varietà dei fenomeni spaziali, mentre la globalizzazione è un fenomeno geografico di cambiamento di scala, di apertura dello spazio, di riduzione degli ostacoli e di opacità dello spazio. Se l'economia ha risposte da dare sul piano teorico nel quadro di un'epistemologia realistica in cui siamo meno interessati al mondo come dovrebbe essere che com'è, i geografi sono stati ben posizionati per rispondere a ciò che rende la globalizzazione specifica e le sue conseguenze soprattutto spaziali. La crisi finanziaria del 2008 ha suscitato enorme preoccupazione e ancor più preoccupazione.
  • Disuguaglianze nello sviluppo: si trattava di una questione molto importante nell'agenda politica e sociale degli anni '70. All'epoca si parlava di paesi del terzo mondo. Negli anni '50 e '60 ci si rese conto che la decolonizzazione non si tradusse in un decollo economico delle ex colonie. Ci furono teorie come quella di Rostow che prevedevano le diverse fasi prevedibili che sarebbero avvenute passo dopo passo per acquisire sviluppo, industria e crescita, ma questo non avvenne. Per molto tempo, la lettura prevalente è stata quella marxista, con forme di neocolonialismo che continuavano a sfruttare i paesi del sud e che spiegavano il loro sottosviluppo. Queste spiegazioni hanno perso il loro fascino con il crollo del blocco sovietico e il progressivo abbandono del paradigma marxista. Si tratta di una questione che continua ad essere importante, perché molto minacciosa. Una volta comprese le cause delle disuguaglianze nello sviluppo, ci diamo le leve per capire dove sono le disuguaglianze nello sviluppo nei paesi poveri e ricchi. Alla domanda se la globalizzazione sia un fenomeno positivo o negativo, non c'è risposta. Per quanto riguarda le disuguaglianze nello sviluppo, non c'è risposta, non c'è accordo generale. Negli anni '70 si tennero ancora molte discussioni, mentre oggi abbiamo accettato l'idea che esistesse e che non ci fosse più bisogno di fornire spiegazioni. Non è ovvio che si stiano verificando disuguaglianze così gravi in termini di sviluppo tra i paesi.
  • le logiche spaziali della produzione: nell'era fordista con la produzione di massa, il consumo di massa, i prodotti standardizzati, le logiche spaziali sono abbastanza semplici da comprendere, in particolare con il modello di Weber che aiuta a capire come una fabbrica si posizionerà per limitare i costi di trasporto. Queste logiche spaziali di produzione sono cambiate con le modalità di produzione post-fordista che sono state istituite negli anni '80, quando le questioni logistiche, di stock e di flusso just in time sono diventate sempre più importanti. C'era un nuovo modo di gestire la produzione che è stato introdotto al momento di un'ondata di globalizzazione con la questione della posizione dello stabilimento. E' stata acquisita una sorta di libertà di localizzazione che prima non esisteva. Fino agli anni '50, la questione dell'ubicazione era relativamente limitata, perché le scelte erano scarse e le fabbriche non potevano spostarsi. Poi diventa una domanda, le aziende si porranno la questione della localizzazione. La dimensione logistica e cartografica della produzione è diventata essenziale, con il risultato di delocalizzazioni che hanno un impatto maggiore.
  • ambiente, rischi, risorse e sviluppo sostenibile: negli anni Settanta, con il Club di Roma, sono sorte preoccupazioni che si sono riversate nella mente dei cittadini. Il tema delle risorse naturali, dei rischi naturali, della popolazione e dell'ambiente ha acquisito una nuova attualità con il tema dello sviluppo sostenibile. Non si tratta solo di un problema di allocazione delle risorse nel tempo, ma anche nello spazio. A partire dagli anni '90, si è diffusa la sensazione che la geografia economica abbia perso il suo prestigio in alcuni dibattiti sociali.

La géographie économique en plein essor

La sphère de l’économique s’est élargie. Tant est que la géographie de l’économie porte sur l’économie, depuis une vingtaine d’années son domaine d’application a connu une expansion importante. Il y avait des domaines qui ne relevaient pas de l’économique et qui y sont entrés. Ces logiques sont celles de la réussite de l’économie de marché et de son extension. Des secteurs qui ne faisaient pas de l’économie de marché comme l’éducation, la culture ou la santé sont devenus des enjeux économiques. Les raisons pour lesquels on a essayé de faire entrer ans l’économie de marché des secteurs qui n’y était pas se traduit par une meilleure allocation des ressources. Les années 1980 furent les années où l’État a abandonné des secteurs de l’économie qu’il avait à charge au secteur privé. Le champ de l’économique s’étant élargi, le champ de la géographie économique s’est étendu également.

On a cru longtemps que l’espace perdait en importance avec la diminution des coûts de transports et des modes de télécommunications de plus en plus performants. Jamais autant qu’aujourd’hui il n’a été facile de transformer des biens matériels et immatériels. Grâce à la Première, Deuxième et Troisième révolution des transports, on a l’impression que l’être humain s’est dégagé de la problématique de la distance. Cela aurait voulu donc dire la fin de la géographie et de la géographie économique, car l’espace ne compterait plus et la question de l’organisation de l’espace ne se poserait plus.

On communique aussi facilement avec son voisin qu’avec un collègue qui habite à l’autre bout de la planète est un postulat qui est faux. Les modes de communications sont différents et adaptatifs. Internet, loin de faire disparaître les logiques spatiales, les fait apparaître. On peut argumenter l’idée que le transport de l’information est plus facile aujourd’hui que dans le passé, mais il y a eu une telle augmentation dans la quantité de l’information transportée et dans la complexité de l’information transportée que c’est aujourd’hui un plus grand problème qu’hier. L’amélioration des conditions de transport de l’information ne compense pas l’augmentation colossale de nos besoins en informations et en informations complexes.

Dans les années 1970, on pensait que les universités étaient terminées. Il y avait l’idée que dans l’avenir on arriverait à faire des cours à distance. La coprésence matérielle représente un coût énorme. La complexité de l’information ne résume pas à un discours. L’information ne passe pas uniquement par la parole, mais par d’autres aspects. L’incapacité à transporter facilement de l’information complexe explique certains modes de communications plus classiques qui nécessitent de se déplacer dans l’espace. La délocalisation nécessite du contrôle.

La géographie économique en plein renouveau

La géographie économique a connu un essor lié à ces nouveaux enjeux et ces nouvelles demandes, mais cela est aussi lié à des mutations épistémologiques et théoriques qui sont celles d’un tournant culturel de la géographie économique qui fut pris dans les années 1990. Pendant longtemps, le monde de l’économie a été considéré comme un monde autonome qui avait ses propres logiques comme des logiques de la rationalité avec le modèle de Christaller par exemple qui ramenait l’espace à quelques explications. Ce consensus s’est effrité dans les années 1980 et ont émergé des approches culturelles dans les années 1990.

L’irruption de la culture dans l’économie est liée au fait qu’on vend de moins en moins de biens matériels et de plus en plus de biens symboliques. Autrement dit, il y a de plus en plus de symboles dans les biens que l’on vend et les biens matériels. On fabrique de moins en moins d’objets et de plus en plus d’idée et que dans les objets qu’on fabrique, la composante utilitaire est de moins en moins importante que la composante symbolique qui l’est de plus en plus. La culture est devenue sans doute le premier bien économique des pays riches. Il y a un phénomène de tertiarisation de l’industrie, tandis que l’industrie se tourner vers de plus en plus de la manipulation de symbole. Cela ne veut pas nécessairement dire qu’il faut analyser ces industries culturelles d’une nouvelle façon. Lorsqu’on parle d’un tournant culturel, ce sont les économistes eux-mêmes avec trois grandes tendances :

  • une économie « encastrée » (Polanyi [1943], Granovetter [1985] et la new economic sociology) (dans le social, dans l’espace) : c’est l’idée de marquer une rupture vis-à-vis des modes de pensées des économistes qui considéraient le monde de l’économie comme un monde à part qu’on pouvait considérer, modéliser et théoriser en faisant abstraction du contexte dans lequel il se trouvait. C’était l’autonomisation de l’économique. Il était possible de comprendre le fonctionnement d’une société en la coupant de son fonctionnement politique ou de son fonctionnement spatial, mais également de son inscription dans l’espace. Polania et Granovetter ont montré que l’économie est très profondément encastrée dans le social et le politique, il n’y a pas à distinguer le tissu social, politique et économique. Lorsqu’on regarde le fonctionnement réel de l’économique et du sociale, l’économie est profondément encastrée dans l’économique et le social. Au fond, on ne pouvait pas le comprendre parce qu’on travaillait sur une fiction dégagée de son caractère encastré dans le social.
  • les économistes hétérodoxes (post-autistic economics) : il y a eu le développement des économistes hétérodoxes qui acceptent et qui ont développé d‘autres façons de faire de l’économie. Ces économistes hétérodoxes ont pris en compte le social, le politique avec l’école des conventions, l’économie institutionnelle, l’idée du marché comme fiction notamment. Cela a amené au développent de nouveaux courants économiques pris en compte par les géographes qui ont essayé de comprendre dans quelle mesure on peut le théoriser dans le cadre de la compréhension de l’espace.
  • variété des cultures de production et de consommation, des formes de capitalisme (épistémologie « réaliste ») : pour comprendre les modes de consommation et de production, il faut regarder la réalité dans l’espace de la variété des comportements.

On distingue essentiellement trois directions principales :

  • l’espace est fondamentalement impliqué dans les processus économiques (école de Los Angeles, école française de la proximité) : les deux écoles sont parties d’une même interrogation qui est celle qu’alors que le transport n’a jamais été aussi bon marché, alors qu’on produit des biens de plus en plus matériels,l’économie n’a jamais été aussi concentrée dans l’espace avec l’émergence de districts industriels. L’exemple paradigmatique est la Silicon valley au sud de San Francisco où se trouve l’université de Sanford. Ce district est devenu l’hypercentre mondial de la production et de la recherche en la matière soulevant la question de savoir pourquoi ils se sont tous mis au même endroit. L’une des réponses et que ce sont des informations tellement sensibles et complexes qu’il faut se voir. Les districts industriels sont des endroits où va se concentrer un type de production avec des structures de production assez particulières. On utilise aussi le terme de district de production spécialisé (SPL). Dans les politiques d’aménagent du territoire, on essaie de faire émerger des districts industriels. C’est ce mystère qui a amené à l’école de la proximité de Los Angeles et française à se développer. C’est une direction dans la recherche qui est d’autant plus importante qu’elle a un impact direct sur les politiques de développement.
  • les composantes non-économiques de l’économie (modes de régulation, institutions, cultures d’entreprise, cultures de consommation, etc.) : des géographes se sont mis à travailler sur des objets que l’on considérait comme des objets économiques comme le shopping mall que l’on ne peut comprendre si on le réduit à un objet économique. Le shopping mall est devenu une forme de lieu de sociabilité.
  • la nouvelle économie géographique : Krugman propose une nouvelle théorie des échanges internationaux et des inégalités. Contrairement aux deux précédents, Krugman est dans le modèle de l‘économie libérale. Dans les grandes hypothèses de l’économie libérale, il va laisser tomber l’hypothèse de la concurrence pure et parfaite en mettant l’accent sur les rendements croissants qui permet de mieux comprendre les inégalités de développement.

Exemples

San Paolo

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Sur cet immeuble, une plateforme a été installée. San Paolo est une agglomération énorme. Cet immeuble se trouve dans un centre historique. La présence d’un café internet atteste probablement que les gens n’ont pas internet chez eux. Le café internet manifeste la potentialité d’être en contact avec le monde entier pour un coût quasiment nul, mais en même temps il ne l’est pas.

Avec ce paysage urbain, il y a comme trois espaces économiques qui cohabitent :

  • l’espace de la rue ;
  • l’espace de la mondialisation ;
  • l’espace manifesté par les tours de bureaux et l’héliport.

Il y a des incompatibilités entre ces trois types d’espaces. Des choses ne peuvent fonctionner en même temps. Toutes ces échelles fonctionnent en même temps.

Les Indes occidentales – Théodore de Bry

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Cette gravure de Théodore de Bry montre l’arrivée de Christophe Colomb dans les Indes occidentales. La gravure date de 1590 environ cent années après l’arrivée de Christophe Colomb imaginant cette rencontre. Apparaissent les trois caravelles de Christophe Colomb, les hommes qui débarquent, l’urgence est de poser une croix puisqu’il y a la question de l’évangélisation, et puis il y a le pouvoir, l’armée et le drapeau. Les indigènes sont nus parce que ce sont des sauvages et il fait chaud, d’autres s’enfuient. Les indigènes offrent des présents.

A lieu un échange économique. Il y a deux attitudes chez les sauvages avec ceux qui se sauvent et ceux qui offrent des présents. Il y a un échange de richesses qui ne passe pas par le marché. Il y a un échange unilatéral qui pose la question de la logique de cet échange. Pourquoi offre-t-il a Colomb ? Ils font de Christophe Colomb leur débiteur en échange de la vie. L’idée est qu’on essaie d’amadouer des agresseurs potentiels en leur offrant quelque chose. Christophe Colomb est parti pour court-circuiter la route de la soie et d’arriver directement en Chine par l’ouest. Le but du voyage était purement économique pour alimenter les caisses hispaniques en se déroutant de la route de la soie. Il est possible de faire une analyse en termes de géographie économique.

Initiation à la géographie régionale – Paul Claval

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Paul Claval était l’un des penseurs importants de la géographie économique. On a l’impression qu’il y a deux types d’organisation de l’espace très différents. En bas de l’espace, on sent une présence humaine et une artificialisation très marquée. Le quadrige très marqué n’est pas la nature, cela est une organisation de l’espace faite par les sociétés humaines. Au nord on ne retrouve pas ce quadrillage, de plus, cela n’est pas la même couleur. En bas, ce sont des champs cultivés et en haut ce sont des forêts.

On a l’impression que sont pris en photographie deux espaces cultivés donnant l’impression de deux photos d’autant plus que la limite entre les deux, il y a deux espaces rectilignes. Néanmoins, ce n’est qu’une photo qui relate un même espace où il y a simplement une opposition à la fois très forte entre deux types de productions économiques différentes.

L’une des premières explications peut être celle du climat. Le passage d’un climat à l’autre se fait graduellement, il n’y a aucune raison pour que cela corresponde à une telle limite. Cette image représente la frontière entre les États-Unis et le Canada. L’explication est dans le système politique. On est dans un endroit où normalement il n’y a aucune raison de produire des céréales parce que le coût de la main-d’œuvre, la nature des sols est tel que cela n’est pas rentable. Le Canada a arrêté de produire du blé au contraire des États-Unis qui continuent la céréaliculture à perte. Leur intérêt serait d’arrêter de produire du blé et d’en importer. La raison d’une telle production est parce que cela est subventionné. L’État va reverser la différente de prix.

La raison n’est pas liée à un état d’esprit, la nature de sol ou au froid, au nord ce n’est que de la forêt parce que le blé n’est pas subventionné. Plusieurs raisons expliquent pourquoi un pays ne peut pas renoncer à son agriculture parce qu’un pays doit être autonome sur le plan alimentaire, parce que le blé est une arme, parce que l’espace rural est un enjeu du point de vue identitaire. Il fut un temps où la géographie était les contraintes du milieu naturel. La géographie est présente dans cette ligne qui oppose deux espaces structurés différents. Il y a deux systèmes légaux et politiques différents qui prennent place de façon opposée dans la mondialisation. Les États-Unis du fait de leur puissance arrivent à imposer le libre-échange sans l’appliquer eux-mêmes au contraire du Canada. Le facteur premier qui expliquer cette opposition est un facteur strictement économique qui est les subventions versées.

Le marché à la Martinique

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C’est un marché touristique. On est dans une ancienne structure de marché qui est une structure en métal avec des poteaux ondulés. C’est une structure fin XIXème siècle et début XXème siècle qui était à l’origine certainement un marché local mise en place par l’administration française. La diffusion de l’économie de marché par l’administration française se traduisait par la mise en place de marché pour centraliser les échanges à un endroit avec une périodicité et un contrôle de poids et de mesures.

Si on regarde ces produits, on s’aperçoit que les différents stands présentent des produits comparables, mais aussi organisés de la même façon. On voit que toutes ces boutiques ont l’air de vendre exactement la même chose. Quelque chose ne semble pas rationnel qui d’une part est vendre du « made in china » dans un marché martiniquais, d’autre part, la structure commerciale de ces commerces qui vendent tous la même chose présentée de la même façon.

La raison pour laquelle l’arrangement est tel n’est sans doute pas parce que chacune de ces actrices économiques est égoïstes, pleinement rationnelle, informée et cherche à maximiser son utilité indépendamment de ses voisines. Peut être que ces actrices ne sont pas rationnelles, informées, peut être qu’elles cherchent autre chose que leur utilité, peut être qu’elles ne décident pas toutes seules. Il faut injecter quelque chose qui n’est pas le modèle de l’homo oeconomicus dans ce lieu de vente qui est le marché.

Une première explication est que nous sommes à un stade précoce du développement économique où les modèles sont peu nombreux, il n’y a pas encore eu le moment d’une diversification où chacun met en place un modèle différent. Une autre explication est que les vendeuses ne sont pas en concurrence réglant le conflit entre ces deux personnes. Le partage de la clientèle ne dépend pas des marchands, la clientèle va être distribuée de façon aléatoire par le choix des clients. La concurrence est annulée permettant d’éviter des conflits, mais aussi de maintenir les prix à un certain niveau. Un troisième type d’explication serait de se dire que ces magasins sont tenus par des propriétaires et que les vendeuses sont employées, le système économique est tel que les vendeuses n’ont pas d’intéressement à la vente et elles ne sont pas motivés pour faire du bénéfice.

En termes de géographie économique, deux éléments sont intéressants : le passage d’un marché à un autre et l’explication des stands qui sont tous exactement les mêmes.

Annexes

Références