« Dall'Eccezionalismo all'Universalismo americano » : différence entre les versions

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La dimension isolationniste ne disparait pas tout à fait. Depuis les années 1900, une tendance isolationniste revient. La Première guerre du golf a marqué la continuation de la dimension interventionniste, mais ensuite on constate retour à une politique isolationniste. L’intervention en Yougoslavie qui fut minimale, le désengagement progressif des États-Unis de la plupart des opérations de maintien de la paix de l’ONU à partir de 1994 montre un retour progressif à l’isolationnisme. Toutefois, les deux tendances sont toujours présentent, mais des périodes vont varier l’équilibre sans qu’une tendance ne disparaisse.  
La dimension isolationniste ne disparait pas tout à fait. Depuis les années 1900, une tendance isolationniste revient. La Première guerre du golf a marqué la continuation de la dimension interventionniste, mais ensuite on constate retour à une politique isolationniste. L’intervention en Yougoslavie qui fut minimale, le désengagement progressif des États-Unis de la plupart des opérations de maintien de la paix de l’ONU à partir de 1994 montre un retour progressif à l’isolationnisme. Toutefois, les deux tendances sont toujours présentent, mais des périodes vont varier l’équilibre sans qu’une tendance ne disparaisse.  


== Entre idéalisme et réalisme ==
== Tra idealismo e realismo ==
D’un côté, il y a de grands principes de politique étrangère fondés sur la morale et, de l’autre côté, une insistance mise sur les intérêts nationaux américains. Ces deux pôles sont extrêmement importants.
Da un lato, ci sono ampi principi di politica estera basati sulla moralità e, dall'altro, c'è un'enfasi sugli interessi nazionali americani. Entrambi sono estremamente importanti.


Avec Wilson, il y a eu l’idée de refonder les relations internationales sur de nouvelles bases avec l’idée de promouvoir la démocratie et la liberté tout en rompant avec la diplomatie telle que pensée par les Européens. À partir du moment où les États-Unis deviennent une puissance régionale puis une puissance internationale, les États-Unis ne vont pas hésiter à intervenir pour protéger leurs intérêts nationaux.
Con Wilson, c'è stata l'idea di ricostruire le relazioni internazionali su nuove basi con l'idea di promuovere la democrazia e la libertà, rompendo con la diplomazia come la pensano gli europei. Non appena gli Stati Uniti diventeranno una potenza regionale e poi una potenza internazionale, gli Stati Uniti non esiteranno a intervenire per proteggere i loro interessi nazionali.


Il y a une cohabitation entre ces deux éléments. Si on prend le cas de Wilson, il mène une politique usant du recourt à la force en Amérique latine. Cette oscillation entre ces deux pôles est permanente chez Wilson, également pendant la Guerre froide où d’un côté y a les principes de la défense de la démocratie puis le prétexte des dictatures pour endiguer le communisme comme en Asie et le soutien aux dictatures en Amérique du Sud. Depuis la fin de la Guerre froide et le début des années 2000 apparait le mouvement néoconservateur qui a la volonté de diffuser la démocratie dans le monde en usant de la guerre. Les États-Unis ont pour projet de reconfigurer le Proche-Orient et le Moyen-Orient y compris par la guerre.
C'è una coabitazione tra questi due elementi. Se prendiamo il caso di Wilson, egli persegue una politica di uso della forza in America Latina. Questa oscillazione tra questi due poli è permanente per Wilson, anche durante la guerra fredda, dove da un lato ci sono i principi di difesa della democrazia e poi il pretesto delle dittature per frenare il comunismo, come in Asia, e il sostegno alle dittature in Sud America. Dalla fine della guerra fredda e dall'inizio degli anni 2000 è emerso il movimento neoconservatore, che ha la volontà di diffondere la democrazia nel mondo attraverso la guerra. Gli Stati Uniti hanno in programma di riconfigurare il Medio Oriente e il Medio Oriente anche attraverso la guerra.


== Unilateralismo e multilateralismo ==
== Unilateralismo e multilateralismo ==

Version du 7 janvier 2021 à 20:13


Analizzeremo una serie di punti strutturali e di problemi relativi alla politica estera degli Stati Uniti in una prospettiva a lungo termine. Guarderemo alle cose a lungo termine, vedremo come è strutturata questa politica estera, secondo quali linee guida, come si è gradualmente costruito il rapporto con il mondo degli Stati Uniti dalla metà del XIX secolo ad oggi e guarderemo a ciò che c'è stato dall'inizio della storia americana.

L'eccezionalità è l'idea che ci sia un'eccezione americana che gli Stati Uniti siano un paese speciale con un destino speciale. Non è molto originale, ma è particolarmente forte negli Stati Uniti e importante visto il peso che gli Stati Uniti hanno avuto nella geopolitica mondiale e nell'ordine mondiale durante il XX secolo.

L'universalismo è l'idea che un paese ha un destino particolare, ma che questo paese, sente, capisce, ha la certezza e la volontà di essere un modello per il resto del mondo.

Si tratta di qualcosa che è un'oscillazione strutturale nel rapporto degli Stati Uniti con il mondo e nella politica estera americana. È un Paese che, come ogni altro, sta costruendo una politica estera il cui obiettivo è quello di affermare il proprio potere e difendere i propri interessi particolari e allo stesso tempo una politica estera che va al di là di questo, di potere, di grande potere e di superpotenza. È una politica estera che difende gli interessi nazionali, ma che va oltre. È una politica estera che difende gli interessi nazionali, ma che va oltre, presentando un modello, nella politica estera americana e nel modo in cui viene attuata, questo modello dovrebbe applicarsi a tutta l'umanità in un futuro che incarna il futuro dell'umanità.

Guarderemo prima alla nozione di eccezionalità, poi alla cristallizzazione dell'universalismo, dove questa nozione di universalismo diventa preponderante nella politica estera americana, tanto più che il peso degli Stati Uniti aumenterà nelle relazioni internazionali. L'universalismo non sarà più solo un discorso scollegato dalla realtà, ma una realtà con l'aumento del peso degli Stati Uniti nelle relazioni internazionali e infine il dilemma della politica estera americana.

I componenti dell'eccezionalità

La democrazia americana

Cartone animato per la stampa (attribuito a Benjamin Franklin) che fu pubblicato durante la Guerra dei Sette Anni, poi riutilizzato per incitare le colonie americane ad unirsi contro la corona britannica.

L'eccezionalità americana, la certezza di avere un destino particolare, si manifesta con un primo elemento fondamentale che si ritrova nelle origini della creazione degli Stati Uniti. È un elemento di lunga durata, tutta una serie di nozioni viene messa in atto in quel momento, in particolare nella concezione della libertà e nel rapporto con il potere. Uno degli elementi fondamentali vissuti dagli immigrati in quelli che sarebbero diventati gli Stati Uniti è che avrebbero trovato un "Nuovo Mondo" dove non esisteva il dispotismo dei regimi monarchici e in particolare le persecuzioni religiose che allora erano la regola nell'Europa del XVII secolo. L'attaccamento fondamentale alla libertà è un elemento strutturale della concezione reale e vissuta della differenza tra Stati Uniti ed Europa.

Una delle cose che caratterizza le Tredici Colonie è l'estrema autonomia, ogni colonia aveva una storia autonoma con una propria organizzazione specifica che era un misto di centralismo per rendere l'intero lavoro e decentramento perché uno degli elementi fondamentali tra i migranti era l'attaccamento alla libertà e più in particolare alla libertà individuale. La dialettica tra centralizzazione e decentramento è ancora oggi forte nelle colonie e negli Stati Uniti.

Il terzo aspetto importante è che all'epoca in cui le Tredici Colonie dichiararono l'indipendenza dalla Gran Bretagna, la Guerra d'Indipendenza americana era sia una guerra contro la Gran Bretagna che, più in generale, una guerra contro il regime monarchico. Infine, nella lotta per la democrazia da un lato e nella costruzione della politica estera dall'altro, sono due realtà che sono state strettamente legate fin dalle origini della Repubblica Americana. C'è l'idea che tutta la politica estera inizia con una lotta per la democrazia.

Il governo americano, così come si è concepito fin dall'inizio, ha sempre avuto un duplice obiettivo: da un lato, il potere deve difendere il Paese da quello che è il colonizzatore e, dall'altro, l'idea che non deve essere troppo forte, altrimenti diventa una tirannia a scapito della libertà individuale. Questa coppia centralizzata-decentralizzata è un cursore nel sistema politico americano che oscilla costantemente da un periodo all'altro.

SystèmeUS.png

Se guardiamo al sistema dei controlli e degli equilibri, si tratta di un sistema politico in cui ad ogni potere corrisponde un contropotere con i suoi equilibri. Un potere deve affermare il potere e la centralizzazione e un potere deve proteggere l'individuo dall'invasione dei poteri dell'altro potere. Ogni volta che viene creata una potenza, viene creata una contro-potenza. Gli Stati federali si riuniscono per rappresentare il proprio potere e lo Stato federale si sta unificando. C'è sempre la lotta tra gli Stati federali e l'autonomia degli Stati federali. È una coppia strutturale. La stessa cosa è tra il governo centrale e il Congresso, che rappresenta l'individuo contro lo Stato. All'interno del Congresso c'è la differenza tra il Senato e la Camera dei Rappresentanti: il Senato rappresenta gli Stati e la Camera dei Rappresentanti rappresenta gli individui.

La coincidenza tra impero e democrazia non è una contraddizione tra impero e democrazia. L'idea dei padri fondatori della Repubblica Americana come Jefferson, Washington, Madison, Jay è che essi credevano di aver raggiunto una sintesi perfetta. La Repubblica Americana si sta costituendo come contrappunto ad un'Europa sotto il dominio monarchico in questo momento storico. È una sintesi perfetta tra l'affermazione del potere da un lato e il rispetto della libertà individuale dall'altro.

Questa concezione sarebbe stata presto concepita come esportabile. L'idea che gli Stati Uniti possano e debbano esportare la democrazia è presente nella politica americana fin dall'inizio perché proprio i progettisti della Repubblica Americana ritengono di aver raggiunto la sintesi perfetta che deve diventare un modello per il resto dell'umanità.

La politica estera americana non è affatto scollegata da quanto accade in patria. La distinzione fatta dai teorici della scienza realista che separa la politica interna dalla politica estera deve essere lasciata cadere. Nel quadro degli Stati Uniti, esiste un'intima connessione tra la politica estera e la politica interna.

Un laboratorio della modernità

Quando si analizza l'eccezionalità americana, c'è anche un rapporto intimo con la modernità che è importante comprendere, che è strutturale fin dall'inizio, diventando molto importante nella politica estera del XX secolo e presente già nel XVII secolo. Ciò che diventerà gli Stati Uniti è concepito e percepito dagli europei come un laboratorio della modernità.

La libertà religiosa è assolutamente fondamentale. Coloro che emigrano negli Stati Uniti sono persone multireligiose e dissidenti. Ci sono persone negli Stati Uniti con convinzioni religiose molto diverse. L'unico modo in cui i futuri "americani" possono continuare a vivere insieme non è quello di imporre una religione di Stato. La prima a farlo fu la Pennsylvania nel 1684, che fu il primo Stato a stabilire la tolleranza religiosa come principio. Molti filosofi illuministi vedranno gli Stati Uniti come un laboratorio di libertà perché l'idea della libertà religiosa e della tolleranza è un'iniziativa innovativa che strutturerà il pensiero illuminista in Europa.

Foto da cartolina del treno Rexall.

L'uso della tecnologia è precoce, smodato e permanente per valorizzare il territorio. Gli americani, dalla creazione degli Stati Uniti, stanno per conquistare abbastanza rapidamente un territorio enorme con una popolazione piuttosto piccola. Per sviluppare questo territorio, poiché mancavano le armi, sono state sviluppate delle macchine. Molto rapidamente, lo sviluppo del territorio, delle risorse naturali e agricole si baserà sulla costruzione di macchine utensili altamente sviluppate. C'è una forte dimensione tecnologica, c'è l'idea che gli americani siano capaci di domare la natura. Il rapporto americano con la modernità è un elemento fondamentale dell'eccezionalità americana.

Il tema della modernità si ritroverà per tutto il corso e in particolare dopo la seconda guerra mondiale. C'è la dimensione di portare la modernità nei paesi che non ce l'hanno. Negli anni '50 si svilupparono le teorie della modernizzazione. L'idea di modernità è assolutamente centrale nella costruzione dell'eccezionalità americana.

Un peuple élu : la « Manifest destiny »

Cette œuvre, peinte vers 1872 par John Gast intitulée American Progress est une représentation allégorique de la « Destinée manifeste ». Dans cette scène, une femme angélique (parfois identifiée comme Columbia, la personnification des États-Unis au XIXème, porte la lumière de la « civilisation » à l’ouest avec les colons américains, câblant le télégraphe dans son sillon. Les Amérindiens et les animaux sauvages fuient vers les ténèbres de l’ouest sauvage.

La « Destiné Manifeste » est l’idée que la population américaine, les immigrants sont des dissidents émigrant avec la certitude d’être un peuple élu porteur du futur. L’expression « Nouveau Monde » n’est pas seulement une réalité géographique, mais l’idée de la construction d’une manière générale d’une nouvelle société.

Les habitants de ce qui va devenir les États-Unis vont se penser comme un peuple élu incarnant le futur du monde. Cette thèse va se cristalliser devenant un élément fondateur de la culture politique américaine et donc une ligne directrice de la politique étrangère américaine. Au milieu du XIXème siècle dans les années 1840 – 1846, les États-Unis s’agrandissent vers l’Ouest, il y a une dilatation territoriale énorme, il y a un bon dans la puissance américaine qui se fait à ce moment-là. C’est le moment où il commence à y avoir la conquête des marchés extérieurs et en particulier le marché chinois. Il y a une vraie exception commerciale, afin de mettre en valeur le territoire qui devient de plus en plus énorme, il faut des dispositifs techniques particuliers notamment dans le domaine des communications avec la construction des chemins de fers reliant l’Est à l’Ouest.

Cela est interprété par la population américaine et le milieu intellectuel comme de l’exceptionnel et d’un appel divin appelant le destin des États-Unis. Les États-Unis sont la seule démocratie moderne où le président prête encore serment sur la bible. Tous ces signes apparaissent comme un signe divin avec un destin exceptionnel qui attend les États-Unis.

L’idée de Destinée Manifeste est formulée par John O’ Sullivan en 1845, à propos de l’annexion du Texas, et est reprise par Walt Whitman et Ralph W. Emerson[4][5]. Ils développent l’idée que les États-Unis sont un pays exceptionnel avec un destin exceptionnel devant conquérir le territoire américain et éventuellement plus tout en diffusant les principes de la démocratie américaine dans le reste du monde, qui, à cette époque, se fonde aussi sur des distinctions raciales.

La cristallisation du destin exceptionnel se fait dans les années 1840 – 1850 avec le discours de la Manifest Destiny qui reste théorique puisqu’en 1845 les États-Unis ne sont pas encore une grande puissance. Dans les faits, va se caractériser la conquête d’un territoire énorme et faire partager les bénéfices de la démocratie.

La conquête permanente de la frontière

Davis avec Theodore Roosevelt à Cuba, 1898.

Conquête territoriale d’une part et création d’une identité nationale et formatrice de la nation sont deux choses qui se passent en même temps. Le concept d’identité nationale n’est pas dissociable de la conquête du territoire, les deux processus viennent en même temps.

Le processus de formation de l’identité nationale américaine est concomitant de la conquête et substantielle à la construction de l’identité. C’est un discours et une pratique que les migrants vont adopter en repoussant en permanence la frontière. Les migrants entretiennent un rapport extrêmement fort avec l’idée de Manifest Destiny. Lorsque les migrants arrivent dans les terres californiennes ou dans le centre ouest, ils trouvent de vastes terres fertiles qu’ils vont transformer et exploiter.

Ils repoussent la frontière jusqu’à arriver au Pacifique. Vers les années 1890 où les États-Unis sont déclarés unifiés, l’étape suivante devient le reste du monde. Précisément, la politique étrangère américaine n’est qu’une poursuite du processus de conquête américain. À l’issue de la guerre contre l’Espagne, Théodore Roosevelt eut ces paroles : « l’américanisation du monde est notre destinée ».

La conquête permanente de la frontière est un élément fondamental de la politique expansionniste américaine. Le reste du monde est un territoire potentiellement ouvert à la conquête américaine. Quelque part, si on poursuit le raisonnent, il n’y a pas de rupture entre la politique intérieure américaine et la politique étrangère. Le monde n’est qu’un jardin potentiel de la politique américaine, la frontière entre les États-Unis et le reste du monde est une conception perméable.

Un pays-monde

Immigrants à Ellis Island (New York).

La majeure partie des immigrants sont des Anglais et de hollandais, mais rapidement les États-Unis deviennent un pays kaléidoscopique avec une diversification des migrants à travers des séries de vagues allant largement peupler le pays. Les États-Unis sont jusqu’au début du XXème siècle un pays d’immigration. D’autre part, la grande vague est entre 1890 et 1920 avec jusqu’à 1 million d’immigrants par an.

Très vite est intégrée la composante que les États-Unis sont un condensé de l’humanité parce que des gens viennent de partout. C’est un « pays-monde » mieux à même de comprendre le monde. La synthèse politique et sociale américaine doit prendre en compte des influences venant de divers systèmes et pays. Les États-Unis arrivent à faire cohabiter des gens venant d’horizons différents. Les États-Unis sont exceptionnels parce que ce sont un « pays-monde », un condensé d’habitants pouvant constituer un modèle pour le futur de l’humanité. Le discours de la Manifest Destiny a des encrages profonds puissants qui font corps de doctrine dans des éléments concrets.

La cristallisation de l’universalisme

Il fine e i mezzi

Disegno satirico che rappresenta il monopolio della società nel 1900.

C'è un momento in cui l'universalismo raggiunge la maturità nel suo discorso e nella sua attuazione. Sulla dimensione universalista, il momento importante è il 1890 perché è il momento in cui il paese è unificato e c'è un ulteriore passo avanti, la popolazione sta crescendo, finalmente c'è un paese che sta diventando una potenza economica estremamente importante. Già prima del 1914, gli Stati Uniti erano la prima potenza economica mondiale in termini di produzione industriale, superando Gran Bretagna, Germania e Francia messe insieme.

Si tratta di una grande potenza economica con un mercato interno ampio e protetto, mentre il mercato americano non è molto aperto ai prodotti europei. Questo mercato altamente protetto permette la formazione di grandi gruppi industriali. Si tratta di un'economia estremamente concentrata con grandi gruppi che hanno la caratteristica di trovarsi piuttosto rapidamente in una situazione di monopolio sul mercato americano e di avere molto rapidamente ambizioni mondiali in particolare con l'ambizione di conquistare i mercati esteri a partire dalla fine del XIX secolo. La Standard Oil Company detiene il monopolio del mercato petrolifero nazionale e il 90% del mercato mondiale. Il decennio del 1890 è assolutamente fondamentale.

Une multiplicité d’acteurs

L’universalisme est issu de milieux différents, il y a une multiplicité d’acteurs. La politique étrangère américaine est faite par des acteurs nombreux et divers. Le discours universaliste à des origines diverses est produit d’actions diverses et variées de milieux différents. La construction de la politique étrangère américaine ne se fait pas uniquement avec l’impulsion de l’État qui ferrait tout. L’État américain n’est qu’un acteur parmi d’autres. L’État américain est le réceptacle d’une multitude de lobbys perméables à toute une série de sollicitations extérieures. Le programme international n’est pas que le résultat des cogitations d’un petit nombre d’administrateurs. On retrouve ce discours dans toute une série de groupes qui s’internationalisent.

Lorsqu’on parle de « messianisme américain », les États-Unis sont un pays de mission où il y a de nombreuses missions protestantes qui vont y prêcher l’évangile anglo-saxon. C’est un élément important du début du XIXème siècle avec l’American Board of Commissioners for Foreign Missions qui coordonne des missions protestantes dans le monde. Au début du XXème siècle, il y a plus de 1000 missions différentes en Chine et plus de 600 au Japon relevant une force de frappe de puissance. Ce sont des missions évangélistes, mais qui prônent aussi l’exportation du modèle américain. Ces différents mouvements missionnaires ont des relations ambiguës avec le gouvernement américain qui souvent laisser faire, entérine et parfois protège les missionnaires comme dans le cadre de la révolution des Boxers en 1900 en Chine.

Il y a aussi toute une kyrielle d’associations et d’organisations que Ian Tyrrell appelle les « Moral Reformers » qui sont des associations avec des buts précis comme promouvoir l’éducation physique et morale de la jeunesse notamment à travers les YMCA ou l’abstinence en matière de boissons à travers la New York Society for the Abolition of Vice. Toutes ces associations se projettent dans toute une série de pays à partir des années 1870 – 1880. La YMCA est l’une des plus dynamiques qui crée des filiales dans de nombreux pays européens.

Les industrielles partent à la conquête des marchés mondiaux à partir de la fin du XIXème siècle. Ils se regroupent aussi en associations comme avec la American Manufacturers Export Association fondée en 1909 ou encore l’American Chamber of Commerce créée en 1912. Ce sont des industriels qui se font concurrence sur le sol américain, mais lorsqu’il s’agit d’aller à l’extérieur jouent ensemble. Fin XIXème siècle – début XXème siècle, ces associations ont pour ambition de fonctionner à l’échelle mondiale. C’est un industrialisme pragmatique avec l’idée de conquête des marchés mondiaux dominés par les Européens.

Logo original de la Fondation Rockefeller.

La catégorie des philanthropes est souvent des industriels qui ont fait fortune dans leur secteur d’activité comme Rockefeller et Carnegie qui créent des fondations philanthropiques qui vont agir dans toute une série de parties du monde en subventionnant des centres de recherche, en organisant des campagnes sanitaires et en même temps en promouvant la modernité américaine. Les fondations philanthropiques mettent en œuvre des politiques d’ampleur mondiale avec les premières grandes campagnes de vaccination. Les philanthropes sont une catégorie qui fonctionne à l’échelle du monde. La devise de la fondation Rockefeller suggère le projet mondial et d’universalisme qui se précise : « to promote the well-being of mankind throughout the world ».

Dans les années 1890, les militaires qui deviennent un lobby important au sein de l’administration fédérale américaine réclament l’augmentation de la puissance de feu américaine et en particulier de la puissance navale. La puissance militaire à la fin du XIXème siècle se mesure à la puissance de sa marine c’est pourquoi les militaires demandent l’augmentation du tonnage de la marine américaine. Il y a un lobbying concomitant des militaires et des industriels qui aussi permet à l’État d’augmenter ses potentialités géostratégiques lui offrant des capacités pour être présentes sur une plus grande variété de théâtres d’opérations.

Les faiseurs d’opinions et en particulier des journalistes correspondants sont dans la période de « l’Âge d’or » de la presse écrite. Ils sont importants dans le cadre du relais d’un discours afin de promouvoir le fait que les États-Unis sont une puissance importante et que leur politique doit se développer à l’échelle du monde.

Les hommes d’État formalisent le processus de décision et mettent en œuvre une politique concrétisant l’universalisme. À partir de la fin du XIXème siècle, les dirigeants politiques américains ont une ambition mondiale qui se formalise.

L’entrée dans l’arène des puissances

Le Conseil des Quatre à la conférence de paix : Lloyd George, Vittorio Orlando, Georges Clemenceau, et Woodrow Wilson.

À la fin du XIXème siècle, les États-Unis qui étaient une puissance régionale jusqu’aux années 1890, entrent dans l’arène des grandes puissances avec la guerre contre l’Empire espagnol finissant et le début d’un Premier empire colonial américain avec Cuba, Puerto Rico, Guam et les Philippines. L’affrontement avec l’Espagne signe l’entrée des États-Unis dans le monde des grandes puissances.

Le stade suivant de l’entrée dans l’arène des grandes puissances est le Corolaire Roosevelt à la doctrine Monroe en 1904. Il s’agit de réserver l’Amérique aux États-Unis et se réservent le droit d’intervenir sur le continent américain dans son ensemble au cas où la civilisation serait menacée. Roosevelt va théoriser le possible et in fine le droit d’intervenir dans les affaires de l’ensemble du continent américain.

Roosevelt va être médiateur dans la guerre russo-japonaise qui se déroule en 1904 – 1905 parce que l’expansion japonaise inquiète Roosevelt, mais cette intervention est sans succès. Il va se mêler d’un conflit qui se situe hors de la zone d’influence naturelle américaine. La deuxième médiation et la crise marocaine de 1905 – 1906 qui est une crise entre puissances européennes affirmant le fait que l’intérêt des États-Unis va aussi en dehors du continent américain. Les États-Unis sont potentiellement intéressés par des zones hors de leur zone d’influence nationale. Il y a une expansion des zones d’interventions potentielles des États-Unis. La première guerre mondiale de ce point de vue est une charnière importante.

Le Premier conflit mondial est la première intervention des soldats américains en dehors du territoire américain jouant un rôle décisif dans la victoire de l’Entente contre les puissances centrales. En 1918, l’arbitre de la Conférence Versailles est Wilson. Les Américains sont les arbitres de la paix et les créanciers du monde détenant la moitié des stocks d’or mondial. Les États-Unis s’affirment de plus en plus sur la scène internationale.

Les dilemmes de la politique étrangère des États-Unis

La question centrale est que les États-Unis acquièrent une puissance militaire, économique, diplomatique croissante avec un déséquilibre par rapport aux autres puissances. La question est de gérer l’équilibre entre puissances montantes et les puissances traditionnelles. Du point de vue de la conception américaine c’est l’articulation difficile entre le respect des principes fondateurs de la République américaine et la politique de puissance elle-même qui peut aller et va de fait en contradiction avec ces principes. Comment demeurer une puissance démocratique lorsqu’on devient une superpuissance. C’est le dilemme qui se pose aux États-Unis.

Impérialisme et liberté

Portrait de Jefferson, peint par Rembrandt Peale, 1805.

Impérialisme et liberté peuvent apparaitre intellectuellement contradictoires, mais dans l’esprit de la vision américaine ces termes ne le sont pas. Les dirigeants américains ont la certitude d’avoir construit une synthèse politique parfaite est un élément majeur dans la justification de la politique étrangère américaine. Pour Jefferson les États-Unis sont « l’Empire de la liberté ». Il y a un régime démocratique qui se construit nonobstant les limites de cette construction, c’est une exception dans l’Europe du début du XIXème siècle dominée par les monarchies et de l’autre côté l’expansion impériale. Pour les Américains, il n’y a pas de contradiction entre extension impérialiste et régime de liberté.

Les États-Unis vont développer rapidement une politique expansionniste spécifique. La grande idée est de s’opposer aux puissances coloniales. Dans l’histoire américaine, il y a une opposition viscérale au colonialisme, s’expliquant par le fait que les États-Unis sont une colonie émancipée de l’Angleterre. L’autre élément est qu’à partir du moment où les États-Unis deviennent assez forts et puissants, des voix s’élèvent au sein des États-Unis disant qu’ils ont aussi le droit à un empire. Il y a un lobby qui se développe à la fin du XIXème siècle en faveur de la création d’un empire colonial américain qui va de fait se créer avec la défaite espagnole en 1898.

La voix des impérialistes américaine avec le discours d’un colonialisme à l’européenne va être rapidement minoritaire. L’idée d’un expansionnisme diffèrent va être prônée non pas selon le modèle colonial européen, mais de développer un expansionnisme spécifique non pas fondé sur la présence militaire, mais le fonds de l’expansionnisme va être de se créer en particulier des zones d’influences économiques. Dans le rapport des États-Unis et dans la politique étrangère américaine, l’économie est un élément majeur de la politique de puissance. Il faut trouveur un autre moyen de faire sentir sa puissance.

L’espace que méritent les États-Unis doit concorder au respect des principes fondateurs de la démocratie américaine. C’est la spécificité de l’expansionnisme américain qui se voit comme un « Empire de la liberté ». Un des fils conducteurs majeurs de la politique étrangère américaine et l’expansion démocratique, mais aussi le fait que la diffusion de la démocratie est fondamentale dans les principes de la politique étrangère américaine. Celui qui a théorisé cette doctrine est Wilson avec l’idée de « making the world safe for democracy ».

Ce questionnement va ressurgir avec la chute de l’Union soviétique qui va amener à un déséquilibre entre liberté et expansion posant une contradiction entre impérialisme et liberté. Il y a une tension forte entre ces deux pôles, c’est une tension particulièrement forte dans toute l’histoire américaine.

Isolationnisme et interventionnisme

Les États-Unis oscillent en permanence depuis le XIXème siècle entre être centrés sur leurs intérêts nationaux ou alors de défendre et combattre pour des principes universels ou jugés tels. La notion d’isolationnisme se fonde sur l’idée qu’il y a une séparation radicale entre l’Europe et les États-Unis. Se dégage le discours que les intérêts européens et la politique américaine sont différents des intérêts américains. Il y a l’idée de créer un « Nouveau Monde » et de s’éloigner de la politique européenne. Cela ne signifie pas de ne pas intervenir dans la politique mondiale, mais ils veulent que les européens n’interviennent pas dans leurs affaires.

L’isolationnisme se fonde aussi sur une réalité concrète qui est que la distance entre le cœur de la politique mondiale qui est l’Europe et les États-Unis est de plusieurs milliers de kilomètres, faisant des États-Unis une nation à l’abri des conflits européens. Pour rester à l’abri, l’idée est que dans tous les conflits européens, les États-Unis sont neutres et ne contractent aucune alliance qui pourrait les embarquer dans des conflits européens.

L’isolationnisme se manifeste notamment lors des guerres révolutionnaires françaises où les États-Unis refusent d’intervenir même selon le principe de solidarité démocratique. La doctrine Monroe visait à tracer une frontière étanche entre les deux continents. D’autre part, il faut éviter au maximum les conflits militaires. Le fait que la diplomatie américaine s’oriente vers des zones d’influences et l’expansion économique est pour éviter d’être embarqué dans des conflits militaires alors qu’une politique étrangère fondée sur l’économie permet d’avoir les mains plus libres.

L’idée isolationniste va progressivement être battue en brèche à partir du début du XXème siècle parce que progressivement Roosevelt va se mêler des crises européennes et l’intervention américaine dans la Première Guerre mondiale est un pas franchi dans la rupture avec l’isolationnisme. Si les États-Unis rejettent la Société de Nations cela n’empêche qu’ils sont impliqués dans les affaires européennes et notamment les affaires financières. La Deuxième Guerre mondiale est une intervention massive aux côtés des alliés avec une potentialité militaire et économique investie dans ce conflit. Pendant la Guerre froide a lieu une rupture flagrante avec le principe isolationniste. Lorsqu’on regarde l’énorme système d’alliances mis en place par les États-Unis durant la Guerre froide, cela montre que les États-Unis sont en rupture progressive avec l’élément isolationniste avec un élément interventionniste de plus en plus fort.

La dimension isolationniste ne disparait pas tout à fait. Depuis les années 1900, une tendance isolationniste revient. La Première guerre du golf a marqué la continuation de la dimension interventionniste, mais ensuite on constate retour à une politique isolationniste. L’intervention en Yougoslavie qui fut minimale, le désengagement progressif des États-Unis de la plupart des opérations de maintien de la paix de l’ONU à partir de 1994 montre un retour progressif à l’isolationnisme. Toutefois, les deux tendances sont toujours présentent, mais des périodes vont varier l’équilibre sans qu’une tendance ne disparaisse.

Tra idealismo e realismo

Da un lato, ci sono ampi principi di politica estera basati sulla moralità e, dall'altro, c'è un'enfasi sugli interessi nazionali americani. Entrambi sono estremamente importanti.

Con Wilson, c'è stata l'idea di ricostruire le relazioni internazionali su nuove basi con l'idea di promuovere la democrazia e la libertà, rompendo con la diplomazia come la pensano gli europei. Non appena gli Stati Uniti diventeranno una potenza regionale e poi una potenza internazionale, gli Stati Uniti non esiteranno a intervenire per proteggere i loro interessi nazionali.

C'è una coabitazione tra questi due elementi. Se prendiamo il caso di Wilson, egli persegue una politica di uso della forza in America Latina. Questa oscillazione tra questi due poli è permanente per Wilson, anche durante la guerra fredda, dove da un lato ci sono i principi di difesa della democrazia e poi il pretesto delle dittature per frenare il comunismo, come in Asia, e il sostegno alle dittature in Sud America. Dalla fine della guerra fredda e dall'inizio degli anni 2000 è emerso il movimento neoconservatore, che ha la volontà di diffondere la democrazia nel mondo attraverso la guerra. Gli Stati Uniti hanno in programma di riconfigurare il Medio Oriente e il Medio Oriente anche attraverso la guerra.

Unilateralismo e multilateralismo

Si deve condurre la propria politica estera da soli o si deve negoziare e tenere conto delle opinioni altrui? Sono due tensioni che evidenziano la tensione tra unilateralismo e multilateralismo dal punto di vista militare ed economico. Tra la fine dell'Ottocento, quando gli Stati Uniti hanno creato accordi ad hoc, e il periodo della Guerra Fredda, quando sono stati creati vasti sistemi di alleanze, questo è il caso.

Dal punto di vista economico, da un lato, gli interessi degli Stati Uniti saranno spinti dalla richiesta di liberalizzazione del mercato mondiale e, dall'altro, si cercherà di avviare negoziati multilaterali e aree di negoziazione. Dopo il 1945, gli Stati Uniti hanno cercato di stabilire un multilateralismo economico internazionale con accordi multilaterali, oltre al GATT e al NAFTA.

Questa tensione può essere vista anche dal punto di vista del diritto, dove fin dal XX secolo gli Stati Uniti sono stati favorevoli all'istituzione e allo sviluppo del diritto internazionale e riluttanti ad attuare questo diritto internazionale fintanto che esso è in conflitto con i propri interessi. Gli Stati Uniti sono anche pionieri nella creazione di un sistema internazionale e allo stesso tempo sono inclini a lasciare queste organizzazioni internazionali quando non corrispondono più ai suoi interessi, come è avvenuto con la sua partenza dall'UNESCO nel 1984 e il suo ritorno all'UNESCO nel 2004. Dalla fine del XIX secolo, c'è stata un'oscillazione tra l'andare da soli e il dialogo tra i partner.

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Références